GARANTISMO VS LA MACCHINA DEL FANGO
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Il caso Mantovani, arresto ingiusto, avvoltoi in agguato. All’opera i macchinisti del fango.La richiesta d'arresto è stata fatta un anno fa. Se non era urgente allora perchè oggi?
Il Mattinale 15.10.2015
Senza garantismo, senza rispetto della presunzione di innocenza, con l’uso e pubblicazione di intercettazioni senza diritto di replica: questo Paese è esposto alla barbarie. Il carcere come tortura, arma illecita della magistratura politicizzata ci dispiace davvero constatarlo, nuovamente.
Ma come da copione è al lavoro la macchina del fango.
Va a tutta forza addosso a Mario Mantovani, presunto innocente, e, già che si sporca lui, si prende occasione per schizzare, secondo consolidata e meschina abitudine, tutte le persone a lui collegate politicamente e professionalmente.
È l’automatismo mediatico che si chiama non solo condanna preventiva, ma applicazione immediata della pena, allargata a parenti, amici e conoscenti.
Il verdetto è stato emesso, dalla stampa, dagli avversari politici, senza far balenare l’ipotesi del dubbio, senza dare alcun beneficio di innocenza, senza riflettere sulla parola Garantismo.
Essere garantisti non è un espediente ideologico, ma attiene al diritto, è espressione di civiltà, e significa un’attenzione alla persona, alla sua vita, tenendo conto, non solo con espressioni nominali di prammatica,
della possibilità che l’accusato non abbia fatto nulla di male e non si sia macchiato di alcun reato.
Garantismo impone di non prendere a martellate l’immagine delle persone che già sono state prelevate all’alba dalla propria casa per essere portate in carcere, magari senza che questo sia assolutamente necessario, ma solo come forma di applicazione della pena preventiva, e come forma di pressione per spingere ad autoaccusarsi senza colpa o a tirare in ballo altri, secondo il desiderio dei pm.
Ma non basta questa sofferenza inflitta indebitamente. Perché senza la macchina del fango non c’è gusto, non c’è divertimento.
Senza iniziare a scavare in ogni recondito pertugio della vita di chi è stato portato in galera per sbattere sulle prime pagine dei giornali anche notiziole insignificanti, un’inchiesta non sembra che, per gli esperti scribi devoti a Torquemada, abbia ragione di esistere.
La carcerazione preventiva per Mantovani è stata motivata come provvedimento d’urgenza, da una richiesta
d'arresto avanzata dai pm al Gip un anno fa: e allora non c'è bisogno di essere particolarmente acuti per comprendere che se l’urgenza non c’era un anno fa, tanto meno ha ragione di esserci oggi...
Lo abbiamo detto anche e soprattutto quando c’erano in ballo manette ai polsi di nostri avversari politici, e dunque con coerenza manifestiamo garantismo oggi, quando la custodia cautelare colpisce un amico stimato e stimabile: la carcerazione preventiva non può essere usata come strumento di tortura per magari portare al patteggiamento, all’autocalunnia o alle deposizioni per scoprire qualcos’altro.
La carcerazione preventiva serve certo, anzi è indispensabile in alcuni casi: serviva per Nunzio Annunziata
denunciato per stalking dalla sua ex compagna, oggi morta, e rilasciato dopo dieci giorni.
Lui era un pericolo, lui doveva stare in carcere preventivamente, così non avrebbe ammazzato una donna di 35 anni.
Ma questa è un’altra storia, che poco ha a che fare con la barbarie che sta coinvolgendo Mantovani, con la pubblica lapidazione della sua vita e del suo partito.
Ma ormai lo sappiamo, va sempre così, ci siamo abituati, da ogni inchiesta si spera di poterne aprire un’altra, fosse mai la volta buona che Forza Italia viene fermata davvero. Figuriamoci, abbiamo imparato da Berlusconi a resistere.
Noi siamo garantisti, non per moda, ma per credo. Perché crediamo nella persona, nella sua difesa, nella sua tutela e nella sua innocenza “fino a prova contraria”.
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