"Sul concorso esterno serve una norma ad hoc", dice Nordio. "La separazione delle carriere? si farà"
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"Serve una fattispecie autonoma: anche chi agevola la mafia, è mafioso". Scontro politica-magistratura? "Il confronto continuerà. Sono stato magistrato per quarant’anni, e mi sento ancora tale". E sul caso Delmastro: "L'imputazione coatta la critico da 25 anni: è un residuo del vecchio codice"
14 LUG 2023 ilfoglio.it lettura3’
Carlo Nordio, intervistato da Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera, chiarisce perché vuole porre mano all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. "Tra il 2002 e il 2006 ho presieduto la Commissione per la riforma del codice penale", dice il ministro della Giustizia, "con autorevoli accademici, magistrati e avvocati, e ho studiato tutto ciò che era stato scritto in materia. Praticamente all’unanimità la Commissione ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di una interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’art 110, sul concorso, con il 416 sull'associazione. E questo ha comportato un’estrema incertezza applicativa. Tanto che la Cassazione ha cambiato più volte indirizzo, e ancora fatica a trovare una definizione convincente".
Il concorso esterno in associazione mafiosa
"Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense", aggiunge Nordio. "Cito per tutti il professor Giovanni Fiandaca, sui cui testi si sono formate due generazioni di giuristi, che auspica fortemente una formulazione specifica di questo reato", continua Nordio. L’opposizione e alcuni magistrati, tuttavia, chiedono di mantenere questo strumento. La proposta di Nordio di rimodulare il concorso esterno ha trovato il secco “no” del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (“non è una priorità”) che fa il paio con la posizione di Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia. "Non mi stupisco - dice Nordio - che arrivino bordate dall’opposizione: la politique n'a pas d’entrailles. E nemmeno dalla stampa più critica, che leggo sempre con benevola indulgenza. Mi sorprende che arrivino da magistrati, che da tecnici del diritto dovrebbero sapere che il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero".
E a chi gli contesta che così si favorirebbe la criminalità organizzata, il ministro risponde: "La mia interpretazione è anche più severa, perché anche chi non è organico alla mafia, se ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Tant'è che quando ho diretto l’inchiesta sulle Br venete negli anni '80 abbiamo sempre contestato il reato associativo anche a chi si prestava a semplici contatti, dal soccorso medico al volantinaggio, e li abbiamo tutti fatti condannare come appartenenti alla banda armata. - conclude - Il concetto di concorso esterno è un ossimoro: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione. Come la formulazione proposta da Giuliano Pisapia: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara".
Separazione delle carriere
"La separazione delle carriere è consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli, partigiano antifascista pluridecorato, socialista e garantista. Purtroppo, come ho detto, è stato attuato a metà", spiega il ministro. "Essa esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata".
"Separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate eviterebbero almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere", aggiunge Nordio.
Scontro governo magistratura
"Dopo le polemiche originate dalle mie prime critiche sull’interferenza della magistratura sul ddl prima di averne letto il testo, ho ricevuto i rappresentanti dell’Anm. È stato un incontro estremamente cordiale dal punto di vista personale, anche se esistono idee diverse sulle riforme da fare", sostiene Nordio. "Ci siamo concentrati più sui temi condivisi, come l’efficienza della giustizia e l’implementazione delle risorse, che su quelli dove la pensiamo diversamente". E aggiunge: "Il confronto continuerà. Sono stato magistrato per quarant’anni, e mi sento ancora tale"
Caso Delmastro
In merito all’imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, il ministro Nordio afferma che "l'imputazione coatta, indipendentemente dal caso attuale, la critico da 25 anni: è un residuo del vecchio codice, quando c'era il giudice istruttore, inserito nel nuovo Vassalli per un compromesso: il legislatore non ha avuto il coraggio di attuare compiutamente il sistema accusatorio, dove il pm è monopolista e arbitro dell’azione penale".