Il paradosso di un’azione socialmente utile trasformata in un caso giudiziario
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Stefano Boeri, la palazzina donata a Norcia, il sequestro
di Annalisa Chirico 1 Aprile 2018 alle 06: www.ilfoglio.it
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Roma. Stefano Boeri è a capo di un team di architetti che operano in decine di paesi. “Siamo attivi in Cina, Olanda, Francia, Belgio, Brasile, Albania, Svizzera, India”. Ogni realtà ha le sue regole e procedure, può capitare perciò di commettere qualche effrazione. “Per la verità noi ci muoviamo con massimo scrupolo – replica l’inventore del Bosco Verticale milanese – Se devo dirla tutta, quello per il Centro polivalente di Norcia è il primo avviso di garanzia che ricevo…”. A marzo il gip di Spoleto, su richiesta della procura, ha disposto il sequestro preventivo della struttura di legno realizzata da Boeri che adesso, insieme al sindaco del Comune, Nicola Alemanno, si ritrova indagato per abuso edilizio in qualità di direttore dei lavori. “E’ una vicenda paradossale che mi amareggia. Ho fiducia nella magistratura e credo che siamo incappati in un gigantesco equivoco”, commenta laconico il professore. I magistrati contestano che il centro polifunzionale sia stato realizzato “in assenza del necessario permesso a costruire e dell’autorizzazione paesaggistica”. Inoltre, secondo gli inquirenti, la struttura, messa in piedi grazie ai fondi raccolti da La7 e Corriere della sera, non sarebbe temporanea. “Non scherziamo – replica Boeri – Se avessi progettato in una zona sismica un edificio di classe 4 senza agganciarlo al terreno, allora sì che avrei commesso un illecito. La costruzione, completamente smontabile e rimontabile, si trova in una zona che ci è stata segnalata dal Comune e dalla Protezione civile. Il 30 ottobre 2016 Norcia è stata investita da una scossa di magnitudo 5.9: in pochi secondi la comunità locale ha perso ogni spazio collettivo, ben quindici edifici sono crollati o rimasti danneggiati in modo irreversibile. La base in cemento del Centro polivalente non è una piastra continua ma occupa soltanto il trenta percento del sedime”. Nell’ordinanza di sequestro s’ipotizza la violazione della normativa paesaggistica dato che l’edificio ricade all’interno del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Per il giudice “l’abuso edilizio commesso è destinato ad avere un’incidenza negativa sulle diverse matrici ambientali ed un impatto su una zona oggetto di particolare tutela”. ‘Resto senza parole – commenta Boeri – Abbiamo costruito nel luogo indicato da un’ordinanza del Comune che richiama le deroghe ai vincoli ambientali e paesaggistici in condizioni di emergenza contenute negli atti della Protezione civile. Grazie agli stessi provvedimenti sono state costruite a poca distanza, e su terreni agricoli, le casette SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza). Dovrebbero forse essere sequestrate?”. Enrico Mentana ha parlato di una “iniziativa improvvida” facendo notare che misure giudiziarie così drastiche rischiano di minare la fiducia verso chi promuove una raccolta fondi nel segno della solidarietà. “Il rischio c’è. Se da un’iniziativa benefica monta un caso giudiziario, uno potrebbe pensare: la prossima volta evito di donare”.
Se potesse fare rewind, lei s’imbarcherebbe di nuovo in quest’avventura? “Sì, lo rifarei. Sia chiaro: non fa piacere ricevere un avviso di garanzia, tanto più per un’opera di utilità sociale portata a compimento in totale gratuità e in poco più di due mesi. Ma sono rimasto legato alle persone del posto: in un deserto di macerie e palazzi in rovina, mi ha colpito la dignità incrollabile con cui affrontano le conseguenze di una tragedia. Ad Amatrice abbiamo consegnato un polo del gusto e della tradizione alimentare dove i cittadini possono incontrarsi e stare insieme in uno spazio sicuro, con un’ampia vetrata con vista sulle montagne. In entrambi i casi abbiamo agito con spirito di puro altruismo, senza contropartite economiche: è un privilegio che studi come il mio possono permettersi. E’ paradossale che, in nome di un mero sospetto, un’azione socialmente utile si trasformi in un caso giudiziario”. In effetti, il sequestro preventivo sembra una misura sproporzionata: perché mettere i sigilli a un corpo del reato che non può certo scomparire in un battibaleno? E se ci fossero nuove scosse, dove troverebbero riparo i cittadini di Norcia? “Me lo chiedo anch’io, e non trovo risposta. La terra non ha smesso di tremare. Adesso i cittadini sono rimasti privi di uno spazio collettivo, attività ricreative e spettacoli teatrali sono stati interrotti, i consigli comunali si tengono in piazza. Mentre si punta la lente d’ingrandimento su una piccola costruzione di 400 mq, non si ragiona sul fatto che a Norcia siano crollati esclusivamente palazzi civili e monumenti religiosi, nessuna abitazione. Perché? Mi sembra che ciò desti scarso interesse”.
Commento
Frana. Qualche giorno addietro ho letto di una sentenza di un Giudice che bloccava un decreto ministeriale, mi pare, di riapertura di una azienda perché non si era data risposta e quindi provveduto, alle motivazioni di un operaio deceduto. Non ho letto la sentenza ma così come riportato dal quotidiano, invece che porre condizioni di lavoro per continuare a produrre, si lasciano a casa o a stipendio ridotto altri operai che devono vivere con le loro famiglie. Stiamo attenti di non eagerare perché con i tempi che ha la Giustizia di operare il tempo, mesi e anni volano.