PALAZZI. Contro il magistrato populista. Il j’accuse di… un giudice
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“C’è sempre qualcuno, per lo più un partito politico, pronto a prospettare, per il magistrato populista, ora una prebenda, ora un beneficio
Veronica Sansonetti 27.1.2018 wwwformiche.net
Durante la relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Bari, il presidente della Corte d'Appello spiega la eccezionalità (negativa) del magistrato populista. Applausi
È tempo di inaugurazioni dell’anno giudiziario. Si presentano bilanci circa lo stato di salute ed efficienza dei singoli distretti giudiziari ed è anche l’occasione per esprimere valutazioni che provano ad andare al di là del rito formale.
Talvolta è possibile ritrovare richiami retorici altisonanti e altre delle considerazioni niente affatto banali. A Bari per esempio il presidente della Corte di Appello, Franco Cassano, ha speso parole che meritano di essere lette con attenzione e sottolineate, senza alcuna strumentalizzazione.
“C’è sempre qualcuno, per lo più un partito politico, pronto a prospettare, per il magistrato populista, ora una prebenda, ora un beneficio”. “L’idealtipo professionale del magistrato populista – dice Cassano – è poco apprezzato all’interno della magistratura, e per vero è praticato da pochissimi, riceve però i consensi popolari, a volte tanto più ampi quanto più le iniziative giudiziarie si presentino roboanti e forzate”.
Nello spiegare questo concetto, il presidente spiega che “la magistratura si confronta con i sentimenti dell’antipolitica, che alla magistratura chiede di attribuirsi e di interpretare il ruolo di unica istituzione sana del Paese, un ruolo rischioso, che può rendere infruttuoso il confronto tra le istituzioni e i poteri dello Stato”.
“Nella logica giustizialista, – afferma – le garanzie diventano inutili formalismi sia quando si chiede di combattere il nemico sociale, oggi in particolare il migrante, ma anche il povero, sia quando ai giudici si chiede di “vendicare” i torti subiti ad opera dei potenti, dei poteri forti”.
In un’area, quella barese, dove è assurto agli onori delle cronache il caso Bellomo e in una regione dove il presidente è un magistrato (Emiliano PD n.d.r.), dove per molto tempo un magistrato è stato assessore e dove l’ex procuratore della Repubblica di Taranto appena ritirato in pensione dopo l’inchiesta sull’Ilva di Taranto (ancora aperta, mentre a Milano sono già arrivate le condanne) si era candidato alle elezioni, questo intervento pronunciato in una circostanza solenne vale particolarmente.
È la rivincita, se così si può dire, di quella grande maggioranza di operatori della giustizia che lavorano tanto e nell’ombra rifuggendo i clamori delle inchieste-spettacolo che distruggono le vite di persone e di imprese. Nelle parole del dottor Cassano non ci sono strumentalità, riferimenti trasversali o maliziosità. La sua è stata una relazione seria e rigorosa. Scusate se è poco.