"I giudici Ue invadono le nostre vite"
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Il giurista punto di riferimento dei magistrati contrari allo strapotere delle toghe
Stefano Zurlo - Lun, 23/10/2017 - 08:55 da www.ilgiornale,it
Il caso Taricco (il caso giuridico europeo che può cambiare il codice sulla prescrizione nelle frodi) ma non solo.
«I Paesi europei hanno legislazioni e orientamenti culturali molto diversi fra loro e in questo caos di norme e regole si inseriscono con le loro sentenze i giudici europei. Quelli di Lussemburgo e i loro colleghi di Strasburgo». Mauro Ronco, professore emerito di diritto penale all'università di Padova, ex Csm, lancia l'allarme: «Attenzione, senza che ne prendiamo fino in fondo consapevolezza, le toghe della Corte di Lussemburgo e quelle di Strasburgo stanno entrando nella nostra vita, nell'economia, nella finanza, nelle scelte sensibili che riguardano ad esempio il fine vita o il matrimonio fra due partner dello stesso sesso». La questione, dirompente, non può essere sottovalutata, come è emerso a Roma in un convegno promosso dal Centro Studi Livatino e dal titolo assai eloquente: «Giudici senza limiti?».
Una domanda cui hanno cercato di rispondere, fra gli altri, Alfredo Mantovano, oggi alla corte d'appello di Roma dopo essere stato sottosegretario all'interno con Berlusconi, e Renato Balduzzi, componente laico del Csm. Ma il grido di dolore più acuto è arrivato da due magistrati che fanno parte proprio dell'euro corporazione in toga: Anthony Borg Barthet, maltese, giudice a Lussemburgo, e Francisco Javier Borrego Borrego, già a Strasburgo prima di rientrare negli alti ranghi della magistratura spagnola. Giudici che criticano i giudici, giudici che criticano lo strapotere delle toghe, giudici lontani da certe derive cui ci hanno abituato, nel cortile italiano, i leader dell'Anm e del partito dei giudici.
Professor Ronco, noi abbiamo il mito dell'Europa e pensiamo che Lussemburgo possa dare una spinta positiva all'ansimante giustizia italiana.
«Certo, ma Anthony Borg Barthet ha anche fatto notare che le legislazioni dei 27 Paesi della Ue sono molto diverse fra di loro».
E questo cosa significa sul piano della giustizia?
«Le direttive europee sono molto elastiche, possono essere tirate da una parte e dall'altra».
Risultato?
«Le sentenze interpretano, creano, in qualche modo aprono varchi importanti nella legislazione nazionale. Pensi alle politiche industriali, alla finanza, a tutti gli spinosissimi capitoli della concorrenza nei diversi campi. Le ricadute sono molteplici e crescenti: possiamo affermare che un pezzo di Europa viene costruito da questi verdetti».
Il caso Taricco?
«Lussemburgo suggerisce addirittura al nostro sistema giudiziario di superare la norma italiana sulla prescrizione delle frodi perché la ritiene incompatibile con gli interessi dell'Europa».
La querelle è in corso?
«La Corte costituzionale, investita del problema, ha chiesto chiarimenti a Lussemburgo».
Strasburgo si occupa dei diritti umani ed è la Corte del Consiglio d'Europa che non c'entra con la Ue.
«È vero, ma Borrego Borrego ci ha messo in guardia».
Sarà, ma i giudici di Strasburgo sono quelli che, per nostra fortuna, bacchettano Roma per l'infinita durata dei processi oltre a dover valutare, a breve, la vicenda Berlusconi.
«Perfetto, ma non c'è solo questo. Strasburgo subisce influenze accademiche liberal».
C'è quindi il rischio che il parlamento sia scavalcato dai verdetti della Corte?
«Esatto. Pensi a temi come il fine vita, il matrimonio fra due uomini o due donne, le droghe leggere. Non si tratta di demonizzare l'impegno di questi magistrati. Ma dobbiamo accendere una riflessione approfondita sul loro lavoro: non possiamo consegnare scelte cosi decisive, che costruiscono una mentalità, alle camere di consiglio di Strasburgo».