Il Pds cercò in ogni modo di ostacolare Falcone
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Ingiustizie e delegittimazioni che hanno determinato la sua tragica fine
di Domenico Cacopardo articolo su www.italiaoggi.it
S'è placata l'orgia retorica che ha preceduto e accompagnato il venticinquennale della strage di Capaci. Un'immagine oleografica e stilizzata di una vicenda ancora sanguinante, per le ingiustizie subite da Giovanni Falcone a Palermo e a Roma e le delegittimazioni che hanno determinato la sua tragica fine. Ingiustizie che ancora pesano e le cui responsabilità sono abilmente schivate da chi, per i precedenti deliranti attacchi al magistrato, dovrebbe avere il buon gusto di tacere. Anche i programmi televisivi non hanno reso giustizia, tesi com'erano a dimenticare chi aveva combattuto Falcone, preferendo altri magistrati e scaricando l'arma finale della lotta alla mafia che aveva proposto al Paese e a cui stava lavorando.
L'idea di cui era portatore era quella di un organismo (giudiziario) investigativo nazionale dotato di pieni poteri e, quindi, capace di controllare e indirizzare l'attività delle procure distrettuali antimafia. A Palermo aveva dimostrato che un'unica centrale antimafia poteva ricostruire il mosaico criminale e portare a condanna in tribunale, in appello e in Cassazione centinaia di mafiosi. Un simile metodo, applicato a livello nazionale, avrebbe permesso di capire il complesso delle attività di mafia, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita, mafie cinesi e russe, e, quindi, di aggredire in modo definitivo un fenomeno che, da allora e sottotraccia, ha avuto un devastante sviluppo.
Diciamo dunque il finora non-detto. Il disegno di legge fu ostacolato dal Pds, schierato nella difesa degli interessi peggiori che il corporativismo giudiziario esprimeva in tutto il territorio nazionale. Fu così ostacolato da provocare un grave ridimensionamento della procura nazionale, trasformandola da organo investigativo in organo di coordinamento, cioè luogo burocratico al quale le informazioni giungevano (se giungevano) in modo opzionale: una gravissima responsabilità che non può essere dimenticata da chi ama e difende la verità storica.
In secondo luogo, i nemici di Falcone (inconsapevoli amici del crimine) si sono battuti nelle procure, nei tribunali e negli organi rappresentativi, soprattutto nel Csm. I nomi saranno pubblici in questi giorni. Li leggeremo.
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