Reato di pioggia, no grazie
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L’alluvione di Genova, la condanna della Vincenzi, le anomalie
di Redazione 29 Novembre 2016 Foglio
Per l’alluvione che colpì Genova cinque anni fa con effetti disastrosi sono stati condannati per omicidio e disastro colposo Marta Vincenzi, allora sindaco, e altri responsabili dell’amministrazione cittadina. Nella gestione dell’emergenza sono stati commessi errori, che col senno di poi appaiono fatali, come il non aver chiuso tempestivamente le scuole. Dalla constatazione di fenomeni di inefficienza alla responsabilità penale di strage, però, ce ne corre. Si ha la sensazione che con condanne di questo genere si voglia dare una soddisfazione al dolore e alla rabbia di chi ha subìto danni e lutti, indipendentemente dall’accertamento oggettivo di responsabilità reali.
Più infrastrutture e meno ecologismo per arginare i danni da terremoto. Occorrerebbero 100 miliardi per un piano di adeguamento sismico delle abitazioni italiane. Le finanze pubbliche non dispongono di questa cifra, ma l'abitudine a dire sempre no per "esigenze ambientali" ha procurato sprechi e ritardi. Idee per cambiare.
Si fece lo stesso quando si condannarono i geologi che non avevano previsto i terremoti, condanna poi finita giustamente nel nulla. Un’amministrazione che non dà buona prova nell’affrontare un’emergenza merita un giudizio politico negativo, che spetta ai cittadini, non una vendetta giudiziaria basata su un principio di responsabilità oggettiva esteso fino all’inverosimile e che quindi risulta irrazionale e ingiusta.
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