Renzi traditore, come Turati, Bonomi, Saragat, Craxi,
- Dettagli
- Categoria: Firme
Renzi traditore, come Turati, Bonomi, Saragat, Craxi, Napolitano. Nella campagna per le
primarie del centrosinistra, che si terranno con regole ancora indefinite e sulle quali si è già scatenata una polemica dai tratti incomprensibili, riemerge un vecchio vizio della sinistra italiana: la caccia al «traditore» di destra. L'obiettivo di questa campagna è il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, accusato dai sostenitori di Pierluigi Bersani di essere «di destra». È la stessa sorte che toccò a esponenti illustri della sinistra italiana. Il Psi tenne il suo ultimo congresso pubblico prima della dittatura tre giorni prima della marcia su Roma: nella relazione del segretario non si dedicò neppure una riga al pericolo fascista, ma ci si concentrò sull'esigenza di espellere il fondatore del partito, Filippo Turati, reo di non condividere la certezza nell'imminente rivoluzione proletaria. La stessa sorte era toccata anni prima, con l'assenso dello stesso Turati a Ivanohe Bonomi (che molti anni dopo fu chiamato a presiedere il primo governo post badogliano). Giuseppe Saragat quando decise di sottrarsi alla progettata fusione del Psi con il Pci fu indicato come agente dell'imperialismo americano (molti anni dopo salì al Quirinale con il pieno sostegno di tutta la sinistra). Pietro Nenni, che aveva rotto con Saragat, fu a sua volta accusato di esser un «socialtraditore» quando dopo l'invasione sovietica di Budapest si convertì a una scelta autonomista. Inutile ricordare la campagna che fu scatenata contro Bettino Craxi, che mise nei guai anche Giorgio Napolitano, considerato nel Pci troppo tiepido nella polemica con il leader socialista. La storia ha poi rimborsato con gli interessi gli esponenti della «destra della sinistra», compreso naturalmente l'attuale presidente della repubblica. Renzi milita in un partito che ha almeno formalmente abbandonato le impostazioni ideologiche di derivazione marxista su cui erano state costruite le accuse ai grandi «reprobi» della sinistra storica. Contro di lui, però, invece dell'accusa di revisionismo lanciata da cattedre ideologiche, pesa quella mediatica di Eugenio Scalfari, che non voterebbe il Pd se risultasse vincente Renzi, considerato poco meno della versione giovanile di Silvio Berlusconi. Naturalmente in un campagna elettorale non si va tanto per il sottile, nelle primarie i toni sono ancora più accesi, come si è visto anche in America. Tuttavia la ripetizione, fuori tempo e fuori luogo, delle vecchie pratiche di emarginazione della «destra» che hanno afflitto e indebolito per decenni la sinistra storica segnala un problema irrisolto e destinato a pesare ancora sulla politica italiana. di Sergio Soave per Italia Oggi, 7,10