Gli affaristi Bisignani di ieri e oggi e le lobby

A proposito dell’inchiesta Bisignani-Papa, i giornali della destra in coro dicono che «macina nomi eccellenti, ma di reati neanche l’ombra».
Intanto, non solo la procura, ma anche il giudice delle indagini preliminari ha proceduto all’arresto di Bisignani, e chiesto al Senato lo stesso trattamento per Papa, contestando ai due reati specifici. Sulla consistenza delle accuse decideranno i giudici. Ma il quadro che ci offre l’inchiesta richiama i caratteri che storicamente hanno in Italia la politica, lo Stato e i suoi apparati. La domanda che legittimamente una persona che non vive in Italia si pone è questa: perché uno come Gianni Letta che ha un ruolo rilevante, direi eccezionale, nel governo del paese e nelle relazioni istituzionali, deve sapere da Bisignani se nei suoi confronti ci sono o no indagini giudiziarie? Perché ministri in carica vanno nell’ufficio di Bisignani a chiedere consigli o a ricevere istruzioni e segnalazioni per incarichi pubblici? L’elenco dei perché è lungo e potremmo riempire molte colonne. In Italia lo Stato c’è e non c’è.
Negli anni passati chi ha analizzato la politica italiana, attraverso le frequentazioni dei palazzi del potere e le trame che hanno caratterizzato la scalata di alcuni personaggi nella pubblica amministrazione, nei servizi, nell’Arma dei carabinieri, nella finanza, negli enti pubblici, hanno incontrato il Bisignani dell’epoca.

Gli scontri su questo terreno scivoloso sono stati aspri, a volte feroci e sanguinosi. Nella democrazia prefascista c’erano i Bisignani, anche se lo Stato non era quello che poi diventò col fascismo.
Infatti, va ricordato che negli anni del regime mussoliniano c’erano i Bisignani in camicia nera che militavano tra i gerarchi in guerra fra loro per accaparrare potere pubblico e prebende.
Dopo la Liberazione, quando i nuovi partiti costruivano la Repubblica e la Costituzione, si pensava che tutto sarebbe cambiato.
E in parte le cose cambiarono sino a quando resse la tensione politica e ideale. Quando il governo si andò via via identificando con un sistema di potere, incentrato sulla Dc e i suoi alleati, i Bisignani ebbero ruolo rilevante.
Cosa ci dice oggi la vicenda di cui parliamo? Il berlusconismo, che si era presentato come “seconda repubblica” e rottura con i “teatrini della politica”, ha rapidamente identificato il governo con un ramificato sistema di potere che tocca tutti gli apparati pubblici. Rispetto al passato c’è un aggravante: governa un partito personale gravato da un pesante conflitto di interessi.
Occorre dire che l’opposizione di oggi, nei momenti in cui ha governato, non ha analizzato questi fenomeni per operare riforme incisive e, a volte, è stata infettata da questa tabe. Il problema che il caso Bisignani ci pone è molto, ma molto più grande e grave della vicenda giudiziaria. Cos’è oggi lo Stato e cosa sono le forze politiche? Quali sono le riforme strutturali, le vere liberalizzazioni da attuare? Altro che trasferire i ministeri o aprire uffici di rappresenta al Nord. L’opposizione, se vuole essere veramente alternativa al berlusconismo e al bisignanismo di ieri, di oggi e dell’altro ieri, deve misurarsi con questi temi.

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