Insegnare ai ragazzi a vivere è diventato impossibile
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Insegnare ai ragazzi a vivere è diventato impossibile:
ormai qualsiasi scelta educativa scatena una rissa. I maschi, adulti e bambini: sono competitivi, aggressivi e volgarotti; poiché sono inclini alla sintesi e al narcisismo, risolvono (o ignorano i) problemi e cercano il comando e il consenso. Le femmine di ogni età: sono seduttive, affettuose e pettegole; creano (o vedono i) problemi; e danno il meglio nell'analisi, nelle attività di cura e nella leadership sostanziale. Premesso che senza stereotipi la nostra vita quotidiana sarebbe molto complicata, forse insostenibile, dov'è il confine fra buon senso e mentalità sessista? A ragionare sugli ultimi casi che riguardano la questione di genere, si deve concludere che è introvabile. Anche se si deve concludere che nel cosiddetto Occidente l'affievolimento delle differenze uomo-donna continua. Il rosa puzza In Germania è guerra contro il marchio Kinder, per via dell'ovetto con sorpresa per bambine. La sua confezione rosa e le Winx che contiene sono state messe sotto accusa da un articolo del Suddeutsche Zeitung che inizia con «Gioco, divertimento e sessismo». «È una segregazione di genere - dice la ricercatrice Stevie Schmiedel al quotidiano -. Questi modelli riposizionano la donna nel vecchio ruolo di carina a tutti i costi. Inoltre possono indurre le bambine a sviluppare disturbi alimentari come l'anoressia». La Schmidiel è tra le firmatarie della campagna Pinkstinks (il rosa puzza) per il boicottaggio di tutti i prodotti rosa - giochi, abiti, libri - destinati a bambine e ragazze. Mattoncini da bambine Polemiche analoghe, amplificate a tutto il pianeta, per il caso della Lego, che dopo quattro anni di studi e ricerche ha lanciato una linea di giocattoli da montare tutta al femminile: cinque pupazzetti di altrettante amiche, un bar, un salone di bellezza e tanti accessori rosa, fucsia e altri colori odiati da Pinkstinks. Le proteste di genitori, organizzazioni femministe, politici e psicologi e le petizioni online che si sono scatenate contro la multinazionale danese (bacchettata anche dal ministro per le Pari opportunità del governo di Copenhagen) hanno trovato eco su molti quotidiani, Los Angeles Times in testa.Asilo pilota Un asilo di Saint-Ouen, alle porte di Parigi, ha avviato un esperimento di lotta agli stereotipi basato sull'abolizione dei colori associati al genere nell'arredamento e nelle decorazioni, sull'unificazione dei giochi e delle attività didattiche e sull'abolizione dei cliché sessisti nei rapporti fra educatori e bambini. E ha invitato i genitori dei suoi piccoli alunni ad adeguarsi evitando con i figli osservazioni tipo «un bravo ometto non piange per queste cose». Papà e mamme hanno accolto l'iniziativa con un po' di sconcerto, in parte superato, il governo socialista ha sostenuto a spada tratta l'asilo-pilota e le opposizioni si sono mostrate molto scettiche.Ingressi separati A Pistoia c'è un liceo artistico, il Policarpo Petrocchi, che è troppo piccolo per ospitare tutti gli iscritti, in grande maggioranza ragazze, e che per quattro classi ha chiesto ospitalità all'istituto professionale Antonio Pacinotti. Ma solo, come ha detto la preside del Petrocchi, se saranno previsti due ingressi separati e se saranno esclusi contatti fra gli alunni delle due scuole. Apriti cielo. I ragazzi del Pacinotti si sono sentiti offesi e hanno protestato. La preside ha spiegato che la sua preoccupazione riguarda esclusivamente la responsabilità che ciascun insegnante ha verso i propri studenti e che non si è mai sognata «nel 2012, di voler separare i maschi dalle femmine». Ma la frittata era fatta e per organizzare la convivenza è intervenuta la Provincia di Pistoia.Paese dei balocchi Per tante decisioni che provocano polemiche e reazioni furiose, eccone una che è stata salutata con favore unanime, almeno da parte di chi ha o ritiene di avere voce in capitolo: il più grande negozio di giocattoli di Londra, Hamleys, in dicembre ha abolito la distinzione cromatica dei suoi reparti. Insomma, nel tempio dei balocchi che da 130 anni catalizza i desideri dei bambini che passano per Regent street, niente più azzurro per i maschietti e rosa per la femminucce. Su Twitter qualcuno ha scritto «è la fine dell'apartheid». Un po' di ottimismo non guasta mai. Un po'. Vincenzo Pricolo - Lun, 10/09/2012