Amstrong, Contador, Conte e la giustizia

Sembra una pazza gara a trovare il campione sporco. E  questa gara divide i tifosi fra

quelli increduli e quelli che “lo sapevano”, fanatici dell’antidoping, giustizialisti perché di uno che vince si dubita sempre ma però entusiasma. La domanda è: perché tutto questo avviene dopo tanti anni? Amstrong ha perso i trofei dal 1999 dopo ben 14 anni e tanti esami affrontati e mai risultati positivi, tanto che ha sempre corso.  Oggi la “giustizia sportiva” lo condanna dopo averlo inseguito negli ultimi 2 anni e lui, senza prove provate degli inquirenti, si ritira dal confronto “perché stanco di lottare contro le dicerie”. Contador  deve  aspettare oltre un anno per conoscere il suo destino: intanto vince senza doparsi, ma non basta. E in Spagna un suo avversario non viene perseguito mentre in Italia è negata la sua presenza alle corse perché in “odore di doping”: insomma due pesi e due misure. Ma sia Amstrong che Contador resteranno per gli amanti del ciclismo, pur senza cimeli, due grandi campioni vincitori di tutto quello che hanno loro tolto. Chi perde è la giustizia sportiva ammalata, persecutoria perché ha tempi lunghi nel decidere e non produce prove ma sospetti.

Arriviamo a Conte, al suo vice condannato senza essere stato interrogato; a quel giocatore che si è incatenato a Roma “perché è stato condannato senza essere ascoltato compiutamente( o seriamente).”

Per arrivare alla giustizia ordinaria e alla inchiesta Stato-Mafia agitata non per reati penali contenuti, ma per riscrivere la Storia d’Italia (Enrico Deaglio, marito della Fornero, oggi scrive sul Foglio “Una inchiesta che non sta in piedi”)

Ecco mancano le prove dei reati, le confessioni si estorcono  o costruiscono, ma intanto il “reo” è già condannato dalla opinione pubblica e lo scopo è raggiunto. CW 25.8.2012

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