Primo Carnera, uomo e pugile da riscoprire
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Siamo passati, mia moglie ed io, ieri da Sequals e siamo entrati nella villa stile liberty
anni ’30 dove è abitato questo Gigante Buono. Il personale di servizio, tutte ragazze, ti accoglie e spiega: vedi nella loro gentilezza lo spirito del paese che ha influenzato Carnera e l'orgoglio di avere quel concittadino e di conservarne la memoria. Un mosaico, qui si compongono da tempo con esperti artigiani, in giardino alto 2,05 ci propone Primo Carnera. Vicino la casa padronale, la palestra e una sala dove si proiettano le sue apparizioni sportive e cinematografiche. Non c’è molto in palestra ma senti la sua presenza: buono, semplice con quel sorriso a tutto denti ingenuo e accattivante: 24 incontri e vinti 19 per KO; un campionato del mondo, foto con l’avversario, e con il mitico Joe Louis ventenne mezzo metro più basso, che in un incontro, l’ultimo, gli dà la paga. Conosciuto in Europa, in Italia Primo Carnera trova resistenze politiche fasciste (ha combattuto contro un nero e le ha anche prese) ma anche denigrato dalla critica pugilistica. Una vita tormentata come tutti i leader. 2 figli, maschio, deceduto recentemente, e femmina lei abitante a Sequals. “Una vita difficile da raccontare” scrive il giornalista Carlo Sangalli ma non tanto diversa da chi ha cercato di levarsi dalla vita normale: lui emigrante in Francia, ha scelto una via delle più dure, la boxe, riuscendoci a suon di sacrifici e compromessi. Con la lealtà e riserbo delle sue genti a chi gli chiedeva se avesse subito qualche combine nei suoi incontri, ha sempre opposto il no. Anche su quel incontro dove ha dovuto combattere a mani nude di fronte a 80.000 spettatori perché non gli avevano dato i guanti della sua misura. Per capirlo bisognerebbe conoscere gli abitanti di Sequals, fermarsi un giorno e girare anche per capire quel rapporto particolare genitori-figli che era privilegiato nel Campione: un buon ristorante potrebbe fare al caso. Walter Cadorin – 16.8.2012