Caro Onorevole Gava......
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vivendo da anni fuori dalla politica attiva, pur locale, mi sto ancora chiedendo
sulle motivazioni vere che l’hanno spinta ad assumere la posizione di cui oggi lei ne va fiero disgiungendosi anche dal suo amico Galan. Lei non era e non è uno qualsiasi all’interno del potere politico trevigiano. E’ stato il fondatore di Forza Italia, ne ha determinato per anni con la sua corrente la organizzazione, che ancora oggi imperano, gli equilibri politici alleandosi e disgiungendosi con il gruppo, esiste ancora?, del Ministro Sacconi. In tutti questi anni non ho visto lei combattere per un partito più aperto alla società, per un rinnovo dei quadri dirigenti provinciali e locali, per formare una nuova classe dirigente, per interpretare l’evolversi della società che chiedeva più trasparenza e partecipazione e quindi dare o prospettare soluzioni politiche e organizzative adeguate. Il malcontento italiano che si esprime e condensa nella facile protesta a tutto campo, la confusione che esiste oggi nel panorama dell’offerta politica, il prevalere dei diritti sui doveri, il non aver “riformato” il paese, sono frutto della cecità e dell’uso cattivo del potere che avete avuto, di una gestione del partito chiusa e impenetrabile, humus adatto all’esercizio del potere elitario. I partiti si rinnovavano dall’interno con i congressi ma ora con l’aiuto della giustizia ( la Lega si ritrova senza una politica e sottoposta ia richiami delle sirene contando su un Segretario di radici catto-comuniste): non andrebbe fatta una battaglia per cambiare la forma dei partiti in Italia di quel tanto che i relativi gruppi dirigenti non abbiano più il potere di inquinare lo Stato spartendosi i posti di comando economico? Vedo in giro il fiorire di movimenti, di iniziative politiche “nuove” e poi guardandoci dentro, vedi che i promotori sono sempre i soliti “vecchi” elitari che per l’occasione si dicono “giovani” solo perché combattono i ”vecchi” con i quali hanno convissuto per anni e spartito assieme a loro prebende e potere. I Casini, Fini, Montezemolo, Bersani, D’Alema, Veltroni sono lì da 40 anni (anche Lei non è più tanto giovane politicamente), che gridano a Berlusconi di ritirarsi, non farebbero meglio tacere e reinventarsi in altri settori sociali? Capisco che la situazione è più complessa di quanto io riesco qui a dire, ma non vedo ne nuove idee ne strumenti politici diversi dai partiti che stanno difendendo le proprie posizioni, aree di influenza, gruppi dirigenti. I “nuovi” movimenti sono strumentali alla difesa delle posizioni di potere acquisite nel tempo, vedi Italia futura di Montezemolo e il ritorno dell’asse CGIL-Confindustria, della concertazione come strumento politico. Vedo in questa situazione “liquida” dove regna il “il livello di incompetenza” generazionale e culturale di diversi attori, solo scaramucce pettegole e invasioni di campo dei poteri istituzionali in funzione di un, ora incomprensibile, assestamento politico italiano che è ancora lontano. Così anche all’interno del PDL. Mi fermo qui con un invito: esca da questa, a me sembra, posizione di testimonianza politica e si rimetta in discussione anche a costo di non farsi più rieleggere nel 2013. La ricordo un buon combattente liberale e non sarà per un governo di grande coalizione, unica “concertazione” che personalmente ora giustifico. Posso considerarmi un “giovane vecchio”? Walter Cadorin (commento a intervista su Oggi Treviso)