Parigi vende aerei Rafale e Fremm all’Egitto

Alla fine Parigi ce l’ha fatta: il cacciabombardiere Rafale ha ottenuto il suo primo contratto vero d’esportazione

di Redazione 15 febbraio 2015, pubblicato in Analisi Industria , AD

 L’acquirente è l’Egitto del generale-presidente Abdel Fattah al-Sisi e a Parigi mondo politico e media celebrano il successo commerciale con prima pagina sui principali quotidiani e apertura di tutti i telegiornali, mentre sui siti e sulle reti televisive si moltiplicano omaggi, analisi e previsioni sulle possibili vendite ad altri Paesi.

Il Cairo acquisterà 24 Rafale  che rimpiazzeranno i 18 Mirage 2000-9 in servizio consentendo all’Egitto di mantenere una diversificazione dei fornitori di aerei da combattimento tra i quali vi sono 220  F-16 statunitensi e probabilmente verranno ordinati anche Sukhoi Su-35 russi che sono oggetto di un ampio negoziato per forniture da Mosca (pagate dall’Arabia Saudita) e che rimpiazzeranno i vecchi Mig 21 e J-7 cinesi.

L’Egitto riceverà subito 6 Rafale provenienti dalla produzione destinata all’Armèe de l’Air.

“E’ una grande notizia per Dassault e tutti i suoi dipendenti, e al di là di questo per i partner diretti, Thales, Safran, Mbda per i missili, e per tutto il tessuto dei fornitori”, ha commentato il patron di Dassault, Eric Trappier, che si rallegra della rottura del “circolo vizioso” che ha finora impedito l’export del Rafale e rivendica l’importanza dell’accordo con Il Cairo per l’occupazione industriale, dato che i velivoli “saranno  interamente prodotti in Francia”.

A differenza dei 126 Rafale che dovrebbe acquisire l’India che ha selezionato il velivolo ma non ha ancora trovato un accordo con la Francia sulla produzione che Nuova Delhi vorrebbe per oltre 100 esemplari effettuare nei suoi stabilimenti mentre Dassault punta a realizzarne un buon numero in Francia.

Anche gli Emirati Arabi uniti erano interessati al velivolo ma prima intendono sbarazzarsi della sessantina di Mirage 2000 ammodernati in dotazione all’aeronautica di Abu Dhabi e che sono stati offerti alla Libia e più recentemente all’Iraq e all’Egitto stesso.

Per il contratto con l’Egitto, per un valore di 5 miliardi di euro che includono anche una fregata tipo FREMM (seconda nave di questo tipo esportata dopo quella venduta al Marocco),  esulta anche il governo francese che l’anno scorso aveva venduto alla Marina egiziana 4 corvette tipo Gowind per un miliardo di euro.La FREMM egiziana potrebbe essere la Normandie  costruita per la Marina francese e attualmente alle prove in mare prima della consegna: ulteriore conferma dell’urgenza della commessa egiziana.

“E’ un passo avanti che sul piano industriale, economico e del commercio estero è del tutto fondamentale”, ha detto il Premier Manuel Valls, mentre il ministro delle Finanze Michel Sapin ai microfoni di iTelé parla di una “buona notizia” per il settore, con un contratto di esportazione “che ne preannuncia certamente altri”.

Unica voce controcorrente nel mondo politico, quella degli ecologisti, che per bocca del segretario nazionale di Europe Ecologie Les Verts (Eelv), Emmanuelle Cosse, si dicono “molto combattuti” nel giudizio sulla vendita dei caccia all’aeronautica egiziana. In particolare, spiega la Cosse a France Info, perché il Paese che li acquista è lo stesso in cui i militari “la settimana scorsa sparavano sui manifestanti”.

 

Anche il settimanale Le Nouvel Observateur non partecipa al coro di lodi al governo francese per la vendita di caccia Rafale all’Egitto e, in un editoriale, ha scritto che “vendere aerei da guerra a una dittatura in Medio Oriente non è responsabile e non contribuirà alla pace nella regione”.

Analisi “moralisteggiante” ma a senso unico dal momento che i più grandi clienti dell’industria della Difesa francese e mondiale sono le monarchie assolute ed ereditarie  del Golfo Persico che non sono certo democratiche e sono direttamente e indirettamente coinvolte nel sostegno a gruppi terroristici islamici.

Almeno al-Sisi è diventato presidente in seguito ad elezioni e non per diritto di nascita e finora non ha mai risparmiato sforzi per combattere qaedisti, Fratelli Musulmani (incluso Hamas) e Stato Islamico.

Semmai il contratto per i Rafale e la Fremm all’Egitto  sembra indicare un riposizionamento di Parigi nei confronti del Qatar, grande acquirente di armi francesi e investitore finanziario in Francia che sostiene Fratelli Musulmani in Egitto e milizie jihadiste in Sahel e Libia. A sostegno dell’Egitto di al-Sisi  vi sono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, anch’essi grandi clienti di armi francesi (Ad Abu Dhabi la Francia mantiene da diversi anni una base militare) e grandi rivali del Qatar nella gestione delle cosiddette “primavere arabe”.

Tra le crescenti intese tra Parigi, Riad e Abu Dhabi va sottolineato che i sauditi hanno commissionato all’industria francese forniture per tre miliardi di dollari destinate a riequipaggiare l’esercito libanese impegnato a combattere le infiltrazioni dello Stato Islamico.

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