Fare i conti con il buonsenso. La sindrome
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giornalistica del "ci sei dentro”. Da Civati a Serra. Come ti trasformo una lista in una lettera scarlatta. La “lista Falciani”, i nomi dei clienti della Hsbc di Ginevra, è un esempio mediaticamente perfetto
di Redazione | 12 Febbraio 2015 ore 17:38 Foglio
Dalla lista alla “lettera scarlatta”, a volerlo compiere, il passo è breve – tre o quattro articoli, un paio di talk show con indignati di professione adunati, due battute di comici (seppure a Sanremo sono sembrati ormai meno moderni di Al Bano e Romina) e il gioco è fatto. La “lista Falciani” (titolo già perfetto per un romanzo di Michael Connelly), i nomi dei clienti della Hsbc di Ginevra, è un esempio mediaticamente perfetto (al di là della stessa intenzione dell’Espresso che l’ha rivelata, che “ha deciso di contattare tutti gli interessati”, assicura la consorella Repubblica). Ma una lista, di per sé, questo fa: appiana, livella, rende tutti uguali nell’immediata percezione: ah, c’è pure questo, toh, c’è pure quello… Tra i 7.499 connazionali, certi famosi “ma anche commercianti, casalinghe, piccoli artigiani sconosciuti alle cronache” (sempre Repubblica).
Ieri, tre nomi hanno occupato le cronache: Giorgio Stracquadanio, ex deputato FI ora defunto (la sorella non ha voluto commentare il deposito di dieci milioni di dollari), Davide Serra, finanziare sostenitore della Leopolda di Renzi, residenza fiscale all’estero, che ha il conto “in totale trasparenza e in accordo con il sistema fiscale inglese”, e a sorpresa Pippo Civati, grande antagonista del premier nel Pd (di cui è titolare peraltro il padre). Nel caso, conto un po’ micragnoso, a dir la verità: 6.589 dollari – “estinto nel 2011 per effetto delle spese bancarie, senza che dal 1998 sia mai stato effettuato alcun versamento o prelievo”. Insomma, come si dice in linguaggio popolare, se così stanno le cose, la spesa che supera l’impresa. Però basta per titolare: “Anche Civati e Davide Serra nell’elenco dei beneficiari dei conti”. La lista è sempre una, la lettera inevitabilmente tende (pure quando si giura che no) verso il color scarlatto