La rete spagnola che finanzia il Califfato

Gli inquirenti contano circa 300 terminali ‘hawala’, con sportelli clandestini a Barcellona, Tarragona, Lleida, Bilbao, Santander, Valencia e Madrid, la cui opacità è utilizzata dallereti della jihad per contribuire con propri donativi a sostenere il Califfato islamico.

di Redazione 4 febbraio 2015, pubblicato in Analisi Sicurezza –Aalisi Difesa

ANSA - C’è una rete di almeno 250 fra call center, macellerie halal e negozi alimentari in tutta la penisola ibrrica, dedicata a finanziare la jihad in Siria e Irak. Per inviare donativi allo Stato Islamico (Isis) o al Fronte al Nusra, la filiale di Al Qaeda, la rete utilizza il metodo ‘hawala’, il sistema informale di trasferimento di fondi che muove in Spagna, senza nessun controllo, i risparmi di oltre 150.000 musulmani, stimati in 300 milioni di euro l’anno. A lanciare l’allarme sono i servizi di intelligence, citate da El Pais. Il circuito ‘hawala’, che si basa sulla fiducia frareti di familiari e connazionali, per inviare denaro a qualunque parte del mondo senza lasciare traccia, è utilizzato da immigrati siriani, tunisini, algerini e soprattutto pachistani.

Gli inquirenti contano circa 300 terminali ‘hawala’, con sportelli clandestini a Barcellona, Tarragona, Lleida, Bilbao, Santander, Valencia e Madrid, la cui opacità è utilizzata dallereti della jihad per contribuire con propri donativi a sostenere il Califfato islamico.

Ed è anche il canale utilizzato per far arrivare in Spagna, dagli accampamenti al nord della Siria, le paghe dei combattenti della Jihad di nazionalità spagnola.

I servizi di informazione stimano che siano un centinaio i giovani, in gran parte di origine marocchina, che si sono uniti all’Isis, dei quali una quindicina morti in azioni suicide contro l’esercito siriano di Bashar al Assad.

“Con una telefonata si possono inviare 3.000 euro in Pakistan nel giro di minuti. I così detti ‘hawaladars’ sono uomini di onore che mantengono l’impegno con l’invio di rimesse”, assicura Juan Carlos Galindo, esperto nella prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

“I mediatori si incaricano di far arrivare il denaro senza lasciare traccia. La fiducia è fondamentale e, se qualcuno è intercettato dalla polizia per attività illecite, non rivela in nessun caso il nome del cliente”.    Con origini antichissime in Cina, il sistema si è esteso – a margine dei circuiti bancari internazionali – in ogni angolo del pianeta.

Gli esperti sostengono che in Spagna operano fra i 200 e i 300 intermediari, in gran parte nella comunità pachistana in Catalogna.    A livello globale, la catena hawala muove oltre 200 miliardi di dollari l’anno, che sfuggono a ogni controllo di forze di sicurezza. Secondo le stime dell’Onu, oltre il 25% delle transazioni bancarie in Medio Oriente è opaco.  In Spagna, Khalid Sheikh Mohamed, cervello degli attacchidell’11 Settembre, utilizzò vari ‘hawaladars’ a Logroso e Barcellona.

E due pachistani residenti nel quartiere del Raval, a Barcellona, Ali Gujar e Mohammad Afzaal, entrambi arrestati, inviarono denaro alla cellula che assassinò nel 2002 il giornalista del Wall Street Journal, Daniel Pearl (nelòla foto a sinistra) , sequestrato e ucciso da Al Qaeda. Dallo stesso call center, di proprietà di Mohammad Choundry, vennero trasferiti 18 milioni di euro in soli 15 mesi, assicurano le fonti dell’intelligence a El Pais.

La Spagna è terreno di reclutamento dei combattenti, ma anche uno dei paesi dai quali lo Stato Islamico riceve finanziamenti. E non da oggi: già nel 4 ottobre 2004, un dispaccio segreto dell’ambasciata degli Stati Uniti a Madrid informava Washington che la Spagna era un importante centro finanziario della jihad in Afghanistan e in Iraq.

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