Lettere al Direttore I Foglio 3.2.2015

Non ci illudiamo su Mattarella, ma intanto c’è un primo bravò

1-Al direttore - D’accordo, Renzi è in forma smagliante, Berlusconi è un po’ arrugginito e Alfano non ha il quid. Poi c’è Corrado Passera, una fotocopia sbiadita di Luca Cordero di Montezemolo. Mi chiedo: con chi pensa di fronteggiare il centrodestra l’egemonismo  del Royal Baby e l’opa lanciata dalla Lega di Salvini? Con Raffaele Fitto? Non scherziamo. La verità è che Berlusconi sta dimostrando di essere forse il solo ad avere ancora la testa sulle spalle in quel cafarnao che oggi si chiama Forza Italia. La sua creatura è nata come un movimento di reazione allo stato di cose esistente. Il Pdl, successivamente, si è dedicato soprattutto alla conservazione dello stato di cose esistente. Con il patto del Nazareno Forza Italia ha imboccato nuovamente una via virtuosa. Non si lasci tralignare, Cavaliere, dai cattivi consiglieri, quelli che trasudano rabbia per il presunto tradimento perpetrato dal premier. Come lei ben sa, è il gioco duro della politica. Piuttosto, si dedichi alla ricostruzione della sua leadership, di un progetto riformatore neoliberale e di una più credibile classe dirigente. Guido Dorso diceva che la formazione di una élite è uno dei più grandi misteri della vicenda politica. Può darsi, ma consenta a una persona di sinistra, che ha sempre riconosciuto il suo talento, di rivolgerle un appello: faccia presto a sciogliere quel mistero. L’idea che possa prevalere una destra antieuropea e xenofoba fa venire l’orticaria.

Michele Magno

Preciso. A me il ragionamento sembra elementare. Renzi può piacere o no ma è un treno. E finché quel treno va veloce, Berlusconi e Forza Italia hanno solo da guadagnare a rimanere agganciati. Per tutto il resto ci sono Casaleggio, Di Battista e Borghezio.

2-Al direttore -  Quando fu eletto Pertini, Indro Montanelli volle fargli  a suo modo gli auguri: “Che Dio le conceda il coraggio, Presidente, di fare le cose che si possono e si debbono fare, l’umiltà di rinunziare a quelle che si possono ma non si debbono, e a quelle che si debbono ma non si possono fare. E la saggezza di distinguere sempre le une dalle altre’’. Vale ancora oggi. Basta sostituire il cognome.  Mattarella invece che Pertini.

Gino Roca

3-Al direttore - Con la scelta di Mattarella Presidente,  Renzi ha dimostrato ai suoi che non vuole sfasciare il Pd e nello stesso tempo a Berlusconi che vuole continuare con il patto del Nazareno. Mossa politica astuta che non si vedeva dai tempi della Prima Repubblica. Berlusconi non romperà il patto perché sa che alla maggioranza degli italiani non interessano le lotte intestine ai partiti, bensì completare queste benedette riforme e come si dice “rilanciare il paese”. Saranno l’ala sinistra del Pd con Sel che dovranno dimostrare al paese se hanno a cuore le riforme e quindi la ripartenza dell’Italia o se tengono più al partito in vista delle elezioni. Insomma quella famosa formula che differenzia un politico da uno statista: lavorare per le prossime elezioni o per le prossime generazioni, anche se credo che a volte le due cose possano viaggiare insieme.

Daniel Mansour

4-Al direttore - Il genio di Renzi: prendere un classico minore della cinematografia italiana in bianco e nero (un film qualsiasi di Luigi Comencini), restaurarlo, recuperandone l’antico splendore, e proiettarlo in quel magnifico luogo d’essai che è il Quirinale. Alla fine, Mattarella piacerà a molti, anche agli hipster. Hat tip.

Paolo Priolo

Piacerà, annoierà, qualche volta forse si intrometterà, non sarà mai come Napolitano ma sabato ho ascoltato una sua frase e mi è piaciuta molto. Il presidente è andato alle Fosse Ardeatine e ha paragonato il fascismo al terrorismo islamico. Non ci illudiamo su Mattarella, ma intanto bravò.

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