L'Italicum Renzi approvato dall'assemblea senatori Pd.
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Ma è strappo con la minoranza. In mattinata l'incontro con il Cav. No alle liste boccate e un meccanismo con capilista e preferenze. Gotor: "Siamo 29 contro i capilista bloccati".
Il presidente del Consiglio: "Questione non decisiva. Il punto centrale è il premio di lista"
di Redazione | 20 Gennaio 2015 ore 14:30 Foglio
Al termine dell'incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi il patto del Nazareno tenta di trovare la quadra sul sistema di voto dell'Italicum. Un colloquio durato circa un'ora quello tra i due leader politici e su cui il vicesegretario del partito dem, Lorenzo Guerini, ha spiegato gli argomenti trattati. "Abbiamo ribadito a Forza Italia la nostra posizione che prevede il no alle liste boccate e un meccanismo con capilista e preferenze. Attendiamo una risposta da Forza Italia", ha detto Guerini al termine dell'incontro a palazzo Chigi. Sulla questione dei capilista bloccati, che ha motivato la spaccatura con la minoranza del Pd (Fassina l'ha definita una misura che "mina la democrazia") invece, ha affermato che "penso che rimarranno 100".
Il Pd riuscirà a trovare una sintesi", ha aggiunto Guerini, che si è detto certo che nel Pd si riuscirà a trovare una quadra. Ancora nessuna discussione sul Quirinale, argomento tenuto in disparte durante l'incontro tra Renzi e Berlusconi. "Non se ne è parlato assolutamente", ha chiosato Guerini.
Fredda la risposta della minioranza del Pd che chiude a qualunque compromesso sui capilista bloccati. "Noi siamo in 29 e confermiamo la linea del 'no' ai capilista bloccati. Per noi non c'è nessuna trattativa", ha detto il senatore della minoranza Pd, Miguel Gotor: "Noi non arretriamo, è una questione di dare rappresentanza ai cittadini, vogliamo entrare nel merito della legge elettorale", ha aggiunto.
Nel pomeriggio Matteo Renzi ha incontrato i senatori del Partito democratico per fare un punto sulla situazione, assicurando che non c'è da parte della maggioranza del partito l'idea di arrivare a un muro contro muro e quindi a una scissione: "In un partito democratico non si caccia la minoranza ma dopo il confronto si decide per fare insieme le cose", avrebbe detto il presidente del Consiglio da quanto si apprende da fonti dem. Renzi ha elencato le priorità della legge elettorale sottolineando come "i capilista nominati è una questione non decisiva, il punto centrale della legge è il premio di lista", sottolineando come "con questa legge Bersani nel 2013 sarebbe andato al ballottaggio e oggi sarebbe presidente del Consiglio".
L'assemblea dei senatori del Pd ha approvato la relazione del premier Matteo Renzi sull'Italicum con 71 voti favorevoli e un astenuto. Il totale dei presenti era 102, ma la minoranza non ha partecipato al voto.
"Mi auguro che nelle prossime ore possano cambiare le idee, perché quando si sta insieme si seguono le regole di democrazia del gruppo. Altrimenti? Abbiamo respinto le dimissioni di Tocci in altri momenti, quindi figuriamoci: non siamo noi il partito che espelle qualcuno, quello appartiene ad altri, non alla storia del Pd, ma sarebbe un strappo che pesa". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha commentato il dissenso dei senatori del Pd che non hanno votato la relazione di Matteo Renzi sulla legge elettorale. "Adesso in aula mi aspetto che i membri del gruppo Pd votino secondo le indicazioni del gruppo", ha aggiunto.