Papa Francesco si scaglia contro i mali della Curia

Romana. Il Pontefice condanna la pratica dei "circoli chiusi" che minano l'universalità della chiesa.

Poi sprona cardinali e vescovi a non perdere di vista i loro limiti, ammonendoli a non trasformarsi "in padroni, sentendosi superiori a tutto e a tutti"

di Redazione | 22 Dicembre 2014 ore 13:26 Foglio

Nell'occasione del discorso di auguri di Natale alla Curia Romana, Papa Francesco ha spronato cardinali e vescovi a non perdere di vista i loro limiti, ammonendoli a non trasformarsi "in padroni, sentendosi superiori a tutto e a tutti". Il Pontefice ha sottolineato come la chiesa non debba avere in se "il complesso degli eletti, il narcisismo di chi guarda continuamente la propria immagine, la malattia di sentirsi immortali, immuni e addirittura indispensabili: in una ordinaria visita ai cimiteri vedremo i nomi di tanti che si sentivano immortali".

Francesco ha elencato quali malattie spirituali affliggono oggi la Curia ed esortato tutti a fare un esame di coscienza e cercare di migliorare: "C'è la malattia della rivalità, l'alzheimer spirituale e la schizofrenia di chi vive una doppia vita", condannando poi "la pratica dei circoli chiusi, dove l'appartenenza al gruppetto diventa più importante di quella al Corpo di Cristo che è la Chiesa", definendo questi "un cancro che minaccia l'armonia del Corpo".

Secondo il Pontefice il "pericolo maggiore è quello dell'autodistruzione o fuoco amico dei commilitoni, poiché "nella Curia Romana si commettono omicidi a sangue freddo della fama dei propri colleghi e confratelli". Il Papa attacca duramente chi "è capace di calunniare persino sui giornali e le riviste, naturalmente per esibirsi e mostrarsi superiori agli altri, causando tanto male agli altri e alla Chiesa".

"Guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere", ha chiesto a cardinali e vescovi riuniti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Attenzione, ha però ammonito, anche a non "divinizzare i capi, corteggiando i superiori per carrierismo".

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