Ma quale sciopero generale, Cisl si sfila dalle proteste

sul Jobs act. "Non ci sono motivazioni valide per fermare

il paese", dice il segretario generale, Anna Maria Furlan

di Redazione | 19 Novembre 2014 ore 09:24 Foglio

Dopo che il governo ha presentato in commissione Lavoro della Camera l'emendamento che andraà a modificare qualche dettaglio sulla riforma del mercato del lavoro, le divergenze interne al Pd si sono allentate e Renzi ha accelerato sulla realizzazione delle riforme in programma, dal mondo antagonista, quello sindacale, arriva una prima defezione, importante, che spezza l'unità di intenti e di lotta che Susanna Camusso aveva creduto ormai certa: "La Cisl non farà lo sciopero generale con Cgil e Uil". Ad annunciarlo, in un'intervista a Repubblica, è stato il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, per la quale "non ci sono motivazioni valide per fermare il paese: il jobs act, in fondo, sta cambiando in meglio. Faremo invece lo sciopero generale peril rinnovo del contratto del pubblico impiego". La Cisl risponde, dunque, così' al pressing della Cgil e della Uil, che proprio ieri ha proclamato lo sciopero generale.

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Sul significato politico di una mobilitazione unitaria, il numero uno della Cisl tiene a puntualizzare che "gli scioperi unitari non si fanno quando qualcuno definisce da solo testo, percorso, data. A noi non piace agganciarci". E se la Uil l'ha fatto, "io rappresento la Cisl e dico -sottolinea - che così non si costituiscono le azioni unitarie". Piuttosto, "noi siamo per fare la mobilitazione su obiettivi precisi e ben individuati che vogliamo cambiare. Il contratto degli statali è un obiettivo che anche gli altri dovrebbero considerare".

Tornando sul Jobs Act, "senza entrare nello specifico, per me il punto cruciale è: le proposte sono meglio o peggio di prima? Io dico - argomento Furlan - che sono meglio rispetto alla stesura iniziale e aggiungo che possiamo migliorarle ancora in sede di decreti attuativi".

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