Il colpo di grazia alla scuola. Sicuri che i 140 mila
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precari abbiano i requisiti per insegnare oggi?
di Redazione | 21 Ottobre 2014 ore 06:01 Il Foglio
L’annuncio che la questione del precariato scolastico sarebbe stata definitivamente risolta con una colossale infornata di 140 mila assunzioni era viziato, fin dall’origine, da una sudditanza psicologica alla campagna sul precariato, messa in piedi dalle corporazioni scolastiche, che in sostanza rifiutano un sistema selettivo efficace e meritocratico. C’era un elemento positivo, costituito dall’abbandono della logica arcaica delle cattedre individuali, che, combinato con il lassismo su permessi e trasferimenti, apre la strada a una giravolta di supplenze che poi creano la massa del precariato. Però il fatto di essere stati chiamati a supplire l’assenza di insegnanti titolari, magari anni fa, e senza una verifica delle effettive capacità non è affatto un titolo sufficiente per entrare nei ruoli, nonostante la pressione sindacale in un primo momento accettata dal ministero per demagogia.
Adesso tutti si rendono conto che con questa logica del todos caballeros si rischia di infliggere il colpo finale a una istituzione scolastica già piena di acciacchi. Naturalmente tra i 140 mila “precari” ci sono senza dubbio moltissimi insegnanti dotati di tutti i requisiti professionali, ma non si capisce perché non debbano essere scelti in base a un meccanismo selettivo reale, non in base a graduatorie burocratiche. Se un insegnante non sa l’inglese non può insegnarlo; la formazione tecnica e scientifica deve essere costantemente aggiornata, non basta quella che andava bene dieci anni fa; l’informatica è uno strumento didattico ormai indispensabile e quando si fa una colossale immissione di personale nuovo bisogna assicurarsi che sia in grado di utilizzarla con competenza. Persino su Repubblica si lancia l’allarme per una specie di nuova invasione barbarica che starebbe per riversarsi sulla scuola italiana. Può darsi che qualche tono sia forzato per attirare l’attenzione, com’è normale che accada in un giornale, ma il problema esiste e va affrontato con serietà e rigore. Il rischio è riempire la scuola di docenti inaffidabili che vantano solo un passato registrato nelle graduatorie, e questo, tra l’altro, chiuderà la strada a neolaureati magari preparati meglio, e sarebbe davvero una beffa.
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