Un’idea di destra. La nostra inchiesta e il manifesto
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di Vargas Llosa: no passività
di Giuliano Ferrara | 18 Ottobre 2014 ore 06:30 Il Foglio
La magnifica inchiesta sulla destra che non c’è, firmata oggi da Merlo nel Foglio, mostra l’insufficienza storica e strutturale del conservatorismo liberale in Italia, la sua creazione artificiosa e inventiva da parte di Berlusconi in circostanze anomale, la sua morte apparente per coma cerebrale attuale, il paradosso della sua reincarnazione ereditaria nelle pulsioni più interessanti di Renzi, il successore unico. Ieri Lo Prete firmava un colloquio meraviglioso con Mario Vargas Llosa, scrittore, politico, osservatore di parte liberale e conservatrice, una rassegna elegante e allegra di idee non banali, preziose, equilibrate, sul mondo dei media, sulla politica e l’antipolitica, sull’evoluzione difficile delle democrazie di stampo occidentale, e su molte altre cose (compresa una augusta diffidenza verso le forme sofisticate e frivole del nuovo intrattenimento per fiction) e altre materie di antropologia applicata alla realtà e a uno schema di mondo chiaro ma non trasparente e vuoto. Una boccata d’aria buona.
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Questo paese sta vivendo uno dei suoi grandi momenti paradossali. La crisi dei partiti generò vent’anni fa l’anomalia di un privato di talento investito di carisma e dominanza politica su un lato della storia che gli italiani non avevano mai frequentato: un capitalismo che almeno aspiri a funzionare, senza fanatismi ma in un circuito di libertà sempre maggiore, la fine della demonizzazione ipocrita della ricchezza, la sepoltura delle mestizie moraliste. Oggi la palla è a uno strano giovane erede che sta a sinistra e copre anche parte del centro, soprattutto sta dopo, post, per età ed esperienza, ed è combattuto dagli stessi tax and spending che hanno satanisado il Berlusca per un ventennio. In questo paradosso la destra ha inverato sé stessa e al contempo è senza aria. Se vorrà ripartire, la lettura di Vargas Llosa le farà solo bene.