Lettere al Direttore Il Foglio 6.9,2014

Psicopatologia e grazia del matrimonio, alla vigilia

della fine

1-Al direttore - Ogni volta che ascolto Renzi, mi viene voglia di invadere (anche) la Polonia.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Per noi Ápoti (una miserabile minoranza) il Foglio è come un’assicurazione kasco. I “giornaloni” nostrani, Civiltà Cattolica compresa, ci propinano le solite pozioni (analisi finto imparziali, politicamente corrette, in realtà piene di pregiudizi), ci “scontriamo” (dialetticamente) con loro ed ecco scattare la kasco: “L’ha scritto anche il Foglio”. Scusi se torno alla carica, ma ripubblicare, questa volta in parallelo, il discorso di Ratisbona e quello (2009) di Obama al Cairo, penso sarebbe utile. Ricorda? Sostenevano che Obama l’avesse “limato” per settimane. Dal risultato era evidente, noi in officina dicevamo “il troppo limare produce non sfridi ma sfregi”.

Riccardo Ruggeri

3-Al direttore - Leggendo il pezzo di Matteo Matzuzzi su “Le pecore di Bergoglio”, c’è una cosa che non capisco. Se l’80-85 per cento delle coppie che vive a Barracas, e comunque la maggioranza di quelle dell’America latina, convive senza sposarsi, perché poi dicono che il problema è la scarsa accessibilità ai tribunali ecclesiastici per ottenere l’annullamento del matrimonio? Quanti saranno i matrimoni da annullare, sul restante 15-20 per cento? E comunque se l’85 per cento convive, e per il 15 per cento si pone addirittura il problema dell’annullamento del matrimonio, le cose sono due: o ci rassegniamo al fatto che il sacramento del matrimonio ha perso il suo valore, oppure bisogna cominciare a farsi qualche domanda sull’impostazione pastorale.

E d’altra parte, se la situazione è quella prospettata nell’articolo, cioè quella del matrimonio  come scelta residuale – in America latina non si sposano più, in Europa divorzi e convivenze aumentano, e l’eccezione italiana sta svanendo velocemente – dobbiamo chiederci se questo sia il frutto di una criminalizzazione sessuofoba, oppure se sia la tendenza inevitabile della post modernità. Ma allora bisogna scegliere se mantenere l’idea forte del matrimonio, specie di quello cristiano indissolubile, oppure se assecondare la deriva dei tempi.

Assuntina Morresi

Il matrimonio in occidente è in crisi, ovvio. Non solo nelle megalopoli della miseria. E’ sciupato dalla mancanza di fede, in senso religioso e laico. Andare dal sacerdote e celebrare in chiesa, celebranti gli sposi, un sacramento, è cosa complicata per le coscienze contemporanee. Ma è complicato anche dare una regola e misura civile all’unione tra uomo e donna, secolarizzare un concetto teologico. L’importante è volersi bene, dice con ironia un mio amico dei lassismi dolci del tempo. E’ il trionfo dell’amore. Strano trionfo. Ariosto nel Cinquecento, tra ottave di spinto femminismo, difendeva i diritti della donna adultera dall’insulto del populazzo, con tocco cavalleresco. Sono pronto anch’io, a patto che mi si dia, del gran poema, anche la grazia infinita dell’infinita fedeltà, fino alla pazzia. 

4-Al direttore - La tradizione popolare cattolica paritaria e misericordiosa, così esprimeva in forma stringata e incisiva la norma da applicarsi al caso concreto: “Peccati di mona Dio li perdona”, “Peccati di pantalone pronta assoluzione”.

Massimo Covi

5-Al direttore - E’ condivisibile il commento di Ugo Bertone (il Foglio del 5 corrente) sull’attesa dell’“arma atomica” dopo le decisioni straordinarie della Bce quali mai prima erano state adottate. Si deve però rilevare che nessuno finora ha osservato – indugiando, invece, sul “Deal” di Draghi,  sull’ulteriore  tassello da lui collocato, sulla sfida ai governi per le riforme, sulla trama in precedenza tessuta con i leader europei – che l’espansione monetaria era diventata non un’opzione, ma un obbligo stringente per la Bce, in considerazione del tassativo mandato a cui deve adempiere per il mantenimento della stabilità dei prezzi e della definizione dell’inflazione data dallo stesso Istituto, sia quando i prezzi sono patologicamente in ascesa sia quando allo stesso modo sono in calo. Ciò, ovviamente, nulla toglie sia alla capacità e alla perizia di Draghi, sia alle conseguenze che dalle misure assunte discendono per l’Europa, i governi nazionali e le banche. Ma il prius è che, se non si fosse agito con determinazione, in presenza di una ormai chiara deflazione (anche se la Bce considera questa una parola “vitanda”), si sarebbe trattato di una vera omissione. Ed è singolare che, mentre si invoca da diverse parti l’assimilazione dell’ordinamento della Bce a quello della Fed e si vorrebbe la prima come prestatrice di ultima istanza dei debiti sovrani e, ancora, si usano formule buone a tutti gli usi, come l’idoneità a stampare moneta o addirittura la tragicità del ruolo della Bce, ci si dimentica poi di ciò che l’Istituto “deve” necessariamente fare (e, ovviamente, può fare e ha cominciato a fare, con la riserva, come scrive Bertone, dell’arma letale, che dovrebbe essere un vero e proprio Quantitative easing riguardante titoli privati e pubblici). Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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