Battaglia globale sul tonno in scatola Rio Mare
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alla campagna d’America
di Mario Gerevini, Il Corriered della Sera , 24.8.2014
È un grande pesce ma anche un grande business. La disfida globale del tonno è una partita che si sta giocando in tre continenti, con un gruppo italiano tra i protagonisti e una preda che potrebbe cambiare gli equilibri. Il fondo inglese di private equity Lion Capital avrebbe deciso di vendere Bumble Bee Foods. È uno dei grandi produttori mondiali di tonno e sardine in scatola, ha sede a San Diego e controlla il 28% del mercato Usa. Le procedure di cessione dovrebbero essere avviate in autunno. Notizie ufficiali non ce ne sono, tutto è appeso alle indiscrezioni rilanciate per prima da Reuters. Indiscrezioni mai smentite. Compreso il fatto che stia scaldando i motori, per misurarsi con gli altri big del settore su un deal da 1,5 miliardi di dollari, anche l’italiana Bolton (1,5 miliardi di euro di fatturato), la cui notorietà è inversamente proporzionale a quella dei suoi marchi (il tonno Rio Mare, Palmera, Saupiquet in Francia, Simmenthal, Wc Net, Bostik, Borotalco, Neutro Roberts, Collistar e molti altri). Poco conosciuta è anche la famiglia proprietaria, i Nissim, milanesi di origine greca che fanno della riservatezza una religione.
I due leader di Lion Capital, Lyndon Lea e Robert Darwent, sono specialisti del mercato alimentare. Hanno già in portafoglio, tra l’altro, i surgelati Findus e Picard; in passato avevano comprato e rivenduto Orangina-Schweppes. Ora è la volta del gruppo di San Diego, che Lion aveva acquistato a fine 2010 per 980 milioni di dollari. Alla Borsa di Bangkok, dove molti giudicano eccessiva la stima ufficiosa di 1,5 miliardi, si aspettano da un momento all’altro la manifestazione di interesse formale di Thai Union Frozen, il gigante del settore, avanguardia industriale di un Paese che con il 31% del mercato mondiale è il più importante produttore di conserve di tonno. Thai Union già controlla negli Usa il terzo marchio, «Chicken of the Sea», che ha il 20% del mercato. Il numero uno del tonno in scatola sugli scaffali americani è Starkist (30%), di proprietà della sudcoreana Dongwon Enterprise, anch’essa indicata come possibile protagonista di un takeover su Bumble Bee, seppure frenata da evidenti limiti antitrust. Il tonno californiano farebbe gola anche alla cinese Bright Food, un colosso pubblico dai molti business con 7 miliardi di fatturato e già in affari con Lion Capital da cui nel 2012 acquisì il 60% di Weetabix. Il quarto giocatore in campo sarebbe il re dei cereali da colazione, Post Holdings, quotato al Nyse, sede nel Missouri, e una politica di acquisizioni talmente aggressiva che gli è costata 4 miliardi di dollari in 18 mesi.
E poi c’è Bolton. Anzi, ci sono soprattutto Bolton e la Thai Union, da molti considerate come le più serie candidate a giocarsi questa partita. Per gli italiani conquistare Bumble Bee sarebbe assolutamente strategico, secondo gli analisti del settore. Infatti la famiglia Nissim ha già una stretta alleanza, e una partecipazione di minoranza, con Tri Marine, la «tuna company» dell’italiano Renato Curto. È uno dei più importanti player (40 società in tutto il mondo) nel settore della pesca, trading e lavorazione del tonno. «Annettersi» Bumble Bee garantirebbe un vantaggio competitivo sia in termini di posizione di mercato che di costi di produzione. E poi i ricavi aggregati potrebbero arrivare ai 3 miliardi di dollari, cioè il livello di Thai Union. La Bolton Alimentari, principale azienda operativa del gruppo, ha chiuso il 2013 con un fatturato di 719 milioni (+20%, anche per effetto dell’ingresso di Simmenthal) e un utile di 50 milioni (32 nel 2012). Ciò fa presumere un consistente tasso di crescita anche nel consolidato, non ancora noto, che per il 2012 segnava 1,54 miliardi di fatturato con 173 milioni di utile e margini elevatissimi di disponibilità per acquisizioni.
Con la consueta riservatezza, nel frattempo, è entrato in Bolton come consigliere di amministrazione Leone Manfredini (24 anni) nipote del fondatore Joseph Nissim (95 anni) e figlio di Marina che finora era l’unica a rappresentare la famiglia nei cda delle holding. Lì, nei board, potrebbe essere deciso l’assalto al tonno Usa di Bumble Bee Foods