Elicotteri e Tornado: Usa e Ue preparano il blitz

umanitario in Iraq. L’Isis avanza ancora.

Kerry: estendere le operazioni

1,2 milioni gli sfollati iracheni a causa dell’avanzata dell’Isis

13/08/2014 MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME LA STAMPA

Stati Uniti, Canada ed Europa convergono verso una «missione umanitaria» nel Nord dell’Iraq tesa a proteggere i civili minacciati dai jihadisti mentre sul terreno i droni Usa bersagliano le posizioni di Isis ed a Baghdad il neo-premier Al Abadi punta a siglare in fretta l’intesa sul governo.

«Estendere le operazioni» 

John Kerry e Chuck Hagel, titolari di Dipartimento di Stato e Pentagono, parlano da Sidney prevedendo l’«estensione delle operazioni» nel Nord dell’Iraq con un linguaggio che coincide con quello adoperato da Barack Obama con il premier canadese Stephen Harper: «Serve ulteriore assistenza umanitaria». Nelle ultime cinque notti aerei Usa e britannici hanno compiuto 310 lanci per un totale di 75 mila pasti e 72.740 litri d’acqua. Ma è come una goccia in un mare. Anche perché Isis avanza ancora: ha catturato Jalawla, a Nord-Est di Baghdad. 

Tornado e Chinook 

A spiegare cosa si prepara è il ministro degli Esteri britannico, Phillip Hammond, che parla di «difficoltà nella consegna degli aiuti ai civili assediati» sottolineando che «per il momento non prevediamo operazioni di combattimento». Ma «un numero limitato di Tornado» saranno impegnati per «sostenere il lancio di materiale umanitario« e i Chinook, elicotteri da guerra, serviranno a proteggere piloti e operatori dai razzi anti-aerei. Isis spara sui voli umanitari e serve uno scudo aereo. Il francese presidente François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel concordano sulla «missione umanitaria» in una conversazione che ne esamina gli inevitabili aspetti «di protezione». Il ministro degli Esteri tedesco, Ursula von der Leyen, non esclude «consegne di armi all’Iraq».

Genesi di una coalizione 

«Se il nuovo governo iracheno ce lo chiederà, faremo di più» sottolinea Kerry, alzando il velo sulla dinamica di quanto sta maturando: l’amministrazione Obama sonda gli alleati su un’operazione internazionale a difesa dei civili da lanciare all’indomani di una formale richiesta da parte di Baghdad. Obama ne ha parlato con il presidente turco Erdogan.

Anche l’Iran con Al Abadi 

Il premier incaricato, lo sciita Haider Al-Abadi, ha iniziato le consultazioni per la nascita di un «governo inclusivo», con la rappresentanza di tutte le maggiori etnie, e ha sponsor illustri. Il vicepresidente Usa Joe Biden spinge Massud Barzani, capo del governo del Kurdistan iracheno, a «sostenere l’esecutivo». Il governo saudita fa analoghe pressioni sui leader sunniti: «La nomina di Abadi è un segnale positivo». E l’Iran ripete il messaggio ai leader sciiti: «Sosteniamo al Abadi».

Rischio genocidio 

A suggerire lo scenario della «missione umanitaria armata» è quanto avviene a Sinjar, dove almeno 20 mila yazidi restano assediati sulle montagne e i raid dell’aviazione irachena, tesi a permettere la consegna di beni umanitari, avrebbero già ucciso almeno 70 jihadisti. A Sinjar «manca cibo, acqua e rifugio per decine di migliaia di civili intrappolati, si rischia un genocidio» afferma il portavoce dell’Onu, Adrian Edwards. Il Pentagono impiega i droni nella caccia ai mortai jihadisti perché il pericolo dei missili anti-aerei è alto: a dimostrarlo è l’elicottero iracheno colpito in fase di atterraggio causando il ferimento della deputata irachena Vian Dakhil, paladina della minoranza yazidi, e di una reporter del «New York Times».

L’incognita Al Maliki 

A Baghdad un’autobomba a centro città causa almeno dieci vittime mentre il premier uscente Nuri Al Maliki chiede alle truppe a lui fedeli di «restare nelle strade» per «difendere la Costituzione violata». Sebbene isolato, e abbandonato anche da Teheran, Al Maliki è un ostacolo per Al Abadi. Da qui l’appello di Ban Ki-moon, Segretario generale dell’Onu, destinato alle forze armate irachene: «Restate lontani dalla politica». Ovvero, niente golpe.

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