Una riforma che vale più di una (o due)
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manovre economiche
di Sergio Soave, Italia Oggi 9.8.2014
La coincidenza temporale tra l'approvazione in prima lettura al senato della riforma costituzionale che abolisce il bicameralismo ripetitivo e la conferma statistica della condizione di stagnazione dell'economia nazionale ha spinto molti osservatori a sottovalutare il passo compiuto sul piano istituzionale, contrapponendovi l'inerzia su quello economico. Invece, se la riforma, grazie all'intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi supererà tutti i prossimi ostacoli e sarà confermata nel referendum popolare, avrà effetti di sistema assai superiori a quello di una qualsiasi manovra di assestamento dei conti pubblici e persino di riduzione della spesa. Negli ultimi sette anni si sono fatte manovre per centinaia di miliardi di euro, si sono persino ridotti i dipendenti dello stato di più di trecentomila unità, si sono imposti sacrifici fiscali e salariali piuttosto severi, ma tutto ciò è avvenuto, in sostanza, per effetto di una sorta di commissariamento esterno, il che ha impedito la costruzione di una strategia di crescita dell'economia e della società nazionale fondata sulla sovranità popolare che è la base dell'indipendenza. Questa condizione di subalternità ha una radice antica, per questo ha resistito a vari tentativi, di sinistra e di destra, di superarla. Ora c'è l'intenzione di superarla insieme, rendendo più efficiente lo stato e riconsegnando alla politica, cioè alla democrazia, il ruolo centrale, in modo da rimettere al loro posto i tanti poteri non elettivi, economici, finanziari, burocratici, giurisdizionali, corporativi, che hanno prosperato nella lunga fase, tuttora in corso, di subalternità politica. Si dirà, non senza ragioni, che questo passaggio storico, questa incruenta quinta guerra di indipendenza, avrebbe potuto realizzarsi intorno a progetti di riforma istituzionale un po' meno raffazzonati. È vero, ma quel che conta è se l'iniziativa di rinnovamento nazionale avrà successo oppure no. La società italiana dà segni gravi di decadenza, che incidono sui comportamenti e hanno determinato il più cospicuo e più rapido invecchiamento registrato al mondo. Questo significa che sono sempre meno gli italiani che pensano al futuro delle proprie famiglie con interesse costruttivo e questa è la peggiore causa di stagnazione e di crisi che si possa immaginare. Riprendere in mano il proprio futuro è il passo indispensabile per affrontare tutti i problemi che si pongono e per farlo serve una volontà di cambiamento avvertibile e vincente. Da questo punto di vista l'approvazione del primo passaggio della riforma istituzionale, per quanto largamente imperfetta, è più di una bella notizia.