Voluntary anche senza la legge

In odor di verifica, ci si denuncia

Di Vincenzo Cavallaro e Cristina Bartelli, Italia Oggi 8.8.2014

Le istanze di voluntary disclosure, anche in assenza di legge, continuano ad arrivare sui tavoli dell’Agenzia delle entrate. Secondo le informazioni raccolte da ItaliaOggi al momento ne sono già arrivate circa 250. Spesso, istanze presentate in via preventiva, quando cioè il contribuente teme di essere in odor di verifica fiscale e dribbla il possibile accertamento presentando spontaneamente agli uffici dell’amministrazione finanziaria l’autodenuncia con cui riesce ad ottenere uno sconto considerevole sulle sanzioni. Con la speranza che, una volta arrivata al traguardo la legge sul rimpatrio dei capitali di usufruire anche di eventuali sconti aggiuntivi.

Negli studi legali tributari ormai da gennaio, da quando cioè è stato emanato il decreto legge 4, poi non convertito nella parte in cui recava una disciplina organica della procedura di collaborazione volontaria, le richieste di assistenza per la regolarizzazione di «posizioni irregolari» riguardanti attivi esteri detenuti in violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale, si moltiplicano. Anche in assenza della attesa legge sulla voluntary disclosure una silenziosa marcia verso la regolarizzazione si è messa in moto ed, in molti casi, sono state le banche estere depositarie di attivi non dichiarati ad avviare il percorso contattando i professionisti. Del resto la voluntary disclosure è figlia di quella procedura di autodenuncia che ha permesso di regolarizzare tutta una serie di posizioni irregolari senza la necessità di una normativa speciale, utilizzando semplicemente i meccanismi di riduzione delle sanzioni tributarie presenti nella legislazione generale ed amplificandoli per dare rilevanza alla condotta del contribuente che si autodenuncia. Il fenomeno a cui si assiste oggi è proprio questo: richieste di regolarizzazione di posizioni estere irregolari anche in assenza di una normativa speciale. Da un punto di vista tecnico, ciò è possibile: come noto le sanzioni sul monitoraggio fiscale, rimodulate dalla legge europea per il 2013, oggi si applicano nella misura dal 3 al 15% degli attivi esteri non dichiarati, se tali attivi sono detenuti in paesi white list, o dal 6 al 30%, per gli attivi detenuti in paesi black list. La procedura di autodenuncia, embrionale forma di collaborazione volontaria, grazie ad uno sforzo interpretativo di cui bisogna dare atto all’Agenzia delle entrate, si basava su una ragionata applicazione dell’art. 7, comma 4, del dlgs 472/1997, norma questa secondo cui «qualora concorrano eccezionali circostanze che rendono manifesta la sproporzione tra l’entità del tributo cui la violazione si riferisce e la sanzione, questa può essere ridotta fino alla metà del minimo».

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