Lettere al Direttore Il Foglio 6.8.2014
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Il Papa nelle diocesi della persecuzione,
il minimo e un gran gesto
1-Al direttore - E se fossero rinchiusi anche nell’arrendevolezza di Berlusconi i mali dell’Italia? Nell’essersi “dimesso liberamente o spontaneamente”?
Vittorio Colavitto
2-Al direttore - E’ merito di Daniele Franco e della Ragioneria generale dello stato se il governo è stato costretto, al Senato, a stralciare gli emendamenti-canaglia sulle pensioni. Alla Rgs, che ancora una volta ha garantito il rispetto delle regole di bilancio, il paese deve una parte importante della sua libertà. Lo squallore e la vergogna di una Camera, che in materia di lavoro e di welfare soffre di forti tensioni populiste in tutti i gruppi (come faremo quando il Senato smetterà di aggiustare i guai combinati a Montecitorio?), si riassumono interamente nelle dichiarazioni del presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (colui che dovrebbe essere il primo custode dell’art. 81 Cost.) il quale si è permesso di chiamare “burocrati che resistono al cambiamento’’ quei civil servant e quella istituzione che avrebbe avuto il dovere di difendere.
Giuliano Cazzola
3-Al direttore - Danno la colpa alle viti e al prosecco per la tragedia che si è appena consumata in provincia di Treviso. Un segno evidente che non sanno far altro se non brancolare nel buio più pesto, avendo esaurito ogni altra scusa. Utilizzare il territorio per la coltivazione dell’uva non provoca alluvioni. In Piemonte, Val d’Aosta e in Trentino Alto Adige da sempre ci sono vigne sui pendii, su colline e fianchi di montagne, per non parlare della Liguria dove i terrazzamenti sono a strapiombo sul mare. Condizioni ben più difficili di quelle venete. Che dire inoltre delle migliaia di terrazzamenti in Cina e nel sud-est asiatico nei quali si coltiva da sempre il riso.
Elsa Borlatino
4-Al direttore - Deprimente, la diplomazia internazionale e la politica ai tempi di Facebook o dei selfie. Tutto appare e scompare alla velocità di un tweet. La realtà si concentra in un attimo, senza né prima né dopo, senza connotati precisi e robusti capaci di evitare equivoci e strumentalizzazioni. Non bastano 140 caratteri per maneggiare la storia in modo corretto o i valori o gli interessi o la dignità o l’esistenza stessa delle persone. E’ insopportabile, ad esempio, leggere tanti generici appelli alla pace, solo quando chi ha subìto violenze e soprusi sistematici, per secoli, reagisce per difendere la libertà e la vita, propria, dei propri cari e del proprio popolo. Qualcuno dovrebbe staccare la mani dalle tastiere, così troppo vicine ai genitali, e uscire a fare due passi. Cordiali saluti.
Rodolfo Maida
5-Al direttore - Fra cristiani e maomettani c’è solo la spada dice il califfo, mostrando senza mezzi termini il vero volto dell’islam. Le parole del patriarca caldeo sono un macigno sul pacifismo imperante in Vaticano. Il diritto a difendersi è inalienabile per chiunque anche per i costruttori di pace; mentre il pacifismo, che è una corruzione del concetto di pace, vorrebbe tutti agnelli sacrificali al pari di Cristo, cioè Dio. Un’assurdità.
Franco Bolsi
6-Al direttore - Scusate la provocazione… c’è qualche speranza per questi nostri fratelli di ricevere la visita del Santo Padre nella loro disperata diocesi? Una visita del genere credo avrebbe effetti dirompenti e costringerebbe l’occidente a smettere di girarsi dall’altra parte. Ci spero e prego per questo.
Fabrizio Demontis
Sarebbe il minimo e insieme un grande gesto, ma a Giovanni Paolo II impedirono il viaggio a Sarajevo.
7-Al direttore - Amo la Sicilia e sento i siciliani come miei fratelli maggiori. Sento l’orgoglio nelle mie vene di italiano sapendo che Catania e Agrigento, Messina e Palermo con tutte le altre meraviglie della Trinacria sono parte della mia storia e della mia stessa cultura. Ma dopo quello che è successo anche l’altroieri sera al Parlamento siciliano, con altri privilegi votati per i deputati dell’isola: o ci pensano i siciliani a mandare a casa presto questi inetti loro “rappresentanti” o ci deve pensare il governo italiano. L’autonomia non può significare lucrare sulla pelle di tutti gli italiani i favori indegni a una casta di privilegiati senza ritegno.
Ettore Bonalberti