Lettere al Direttore Il Foglio, 5.8.2014

Le previsioni stagionali sono inattendibili,

firmato: la meteo

1-Al direttore - In merito agli articoli “Sarà un luglio caldo e poco piovoso”, il Foglio 1/8/2014, e “Quando a giugno gli esperti assicuravano: ‘Sarà un’estate calda e poco piovosa’”, ilfoglio.it 30/7/2014, ritengo doverose e utili alcune precisazioni. Presumo che l’autore degli articoli si riferisca a due interviste rilasciate ad Ansa il 13 giugno e il 29 luglio scorsi. Nella premessa della prima ben si chiariva che le previsioni stagionali “non hanno un’attendibilità al 100 per cento, tanto che molti evitano di redigerle”, precisando anzi che “hanno un’attendibilità bassa, del 40-60 per cento”. Nella successiva, nuovamente, si chiariva che “giugno e luglio fino a oggi sono stati caratterizzati da una forte dinamicità dell’atmosfera” e che “è ancora presto per capire dai modelli che tempo e che clima si avrà ad agosto”. La scienza delle previsioni – piuttosto “proiezioni”, quando si parla di andamenti mensili/stagionali e di porzioni ampie di territorio – ha un dichiarato, notevole e noto grado di incertezza: procede a piccoli passi, attraverso studi e ricerche sui complessi meccanismi che investono il sistema terra-atmosfera, le interazioni oceano-atmosfera, la validazione della metodologia e la verifica dei risultati. Minime variazioni nelle analisi possono amplificarsi in veloci alterazioni del risultato finale e gli “addetti ai lavori” invitano sempre a tener conto di quest’incertezza quando si trasmettono le informazioni che però, come ricercatori pubblici, non ci pare corretto omettere. Gettare discredito o fare sarcasmo è facile, non è però affatto “scientifico” associare le proiezioni meteo con gli andamenti climatici e con il “global warming”, fenomeno condiviso dalla quasi totalità dei ricercatori – nonostante l’insufficienza dei dati e dei modelli disponibili – e sul quale nessuno studioso si esprime in base agli andamenti del breve periodo. Distinti saluti.

Marina Baldi

Istituto di biometeorologia Ibimet-Cnr

La sua lettera la leggiamo con rispetto. Il suo è un lavoro e (incidenti a parte) è rispettabile, ovviamente. Si limiti dunque al suo lavoro e veda se sia il caso di omettere previsioni che lei già sa inattendibili, come scrive. Ma se parla della battaglia scientifica sul global warming, la preghiamo di contenersi, ché è inutile aggiungere brutte figure.

2-Al direttore - In questa estate del sole a catinelle e delle gazzarre da trivio in aule severe, dove la compostezza dovrebbe essere uno stigma, avrebbe meritato più spazio questa storia inedita che a lei, sincero amante dei cavalli, non può non piacere. Arriva da Giulianova. ed è la storia di un cavallo, quel dono di dio agli uomini come dicono gli arabi, un cavallo di dieci anni fuggito dalla stalla per starsene vicino al suo padrone al cimitero. Lo hanno trovato che si aggirava tra le lapidi. Poi il figlio del defunto che sapeva dove cercarlo è andato a riprenderselo e ai vigili ha aggiunto un particolare: il giorno del funerale, ha detto, non riuscivamo a tenerlo fermo e fummo costretti a portarlo con noi. Un carro funebre, le corone di fiori, i parenti in gramaglie e lui dietro tutti. Un cavallo, non un cane. Ed è questo a rendere unica, inedita questa straordinaria storia di fedeltà disinteressata che non è nel repertorio di molti umani. Anche se sono rappresentanti del popolo sovrano. O per tali si spacciano. Merita spazio. Almeno un po’.

Gino Roca

In Omero i cavalli solidunghi contano quanto gli uomini e gli dèi, e non era animalista, sapesse quanti sacrifici animali (e qualcuno umano).

3-Al direttore - A proposito di persecuzioni contro i cristiani occorre ricordare quanto accade da decenni nella Repubblica socialista del Viet Nam. Dalla fine della seconda guerra indocinese infatti, al pari dei buddisti, i cristiani cattolici e protestanti sono violentemente repressi nella loro libertà di culto, le loro proprietà confiscate e i preti arrestati addirittura per aver cercato di celebrare un funerale. Se i cattolici delle metropoli vengono malmenati dalla polizia quando manifestano in piazza, sugli altopiani centrali le libertà religiose si incrociano con le persecuzioni razziali contro i popoli indigeni Montagnards che si convertirono al cristianesimo durante la colonizzazione francese e si schierarono con gli americani durante la guerra negli anni 70. Il loro annientamento fisico e culturale sembra essere arrivato ormai alla soluzione finale. Ma quel che è perfino peggio, è che Hanoi ha creato una rete di organizzazioni non-governative che partecipano ai forum internazionali sulle libertà religiose per magnificare le politiche dell’armonia vietnamita. Se gli attacchi violenti in Iraq, Siria, India, Pakistan e Sudan sono visibili, e ogni tanto fanno notizia, la conversione dell’ateismo di stato in marketing di religioni autorizzate dallo stato passa sempre sotto traccia. Son politiche forse ancor più pericolose dei folli attacchi di massa perché fanno comunque vittime umane e distruggono alla radice la spiritualità.

Marco Perduca

4-Al direttore - Non posso non ringraziare Matzuzzi e il Foglio per le testimonianze dei martiri cristiani pubblicate nell’edizione di sabato. Questo è un esempio, pur nella tragedia, di grande informazione.

Pasquale Ciaccio

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