L’incredibile trentennale tormento della Riforma
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che mai non arriva. Il mondo fuori brucia, e noi
a prendere sul serio gli emendamenti (seimila), il “dibattito alto” e la sacralità del Senato
di Stefano Di Michele | 30 Luglio 2014 ore 06:06 FQ
A settembre, dunque, orsù, a settembre miei prodi! Questo accadrà: che come i pastori dannunziani vanno, “settembre, andiamo”, così i senatori verranno – a votare. Un’altra estate di noia, di tedio, di chiacchiere. Ancora: #giàvisto. Si fa, si rimanda, articolo 3, meglio prima l’1 e il 2, emendamenti seimila, duecento, facciamo duemila – il sensale in pista, prima del costituzionalista. L’8 agosto, non più tardi. Il 2 settembre, non prima. Ombrellone in vista, dibattito “alto e libero”, invocano tutti, pure nani e schiavi. A settembre, col fresco, il voto definitivo.
C’è Chiti che parla, e l’Aula e i telegiornali prendono una solennità manco fosse De Gasperi alla conferenza di Parigi. Guarda un po’ tu il Vannino… Tutti fanno finta di aver qualcosa da fare: Renzi le riforme, certi indignados a raccattar firme annuali sotto l’incerto solleone, i grillini a far marcette, “aria fresca!”, con quest’afa poi, Finocchiaro & Calderoli che fanno autorevolissima coppia fissa come De Niro & Al Pacino in certi film polizieschi, riverenze e inchini, baciamano e braccio ingessato, i residuati vendoliani che scrivono emendamenti seimila col ritmo stesso di certi che mangiano cento uova sode in cinque minuti alle fiere, Napolitano che si rinfresca e patisce in Val Fiscalina (fino all’8 agosto sta, esattamente fino a quando tutti gli altri non levano le tende: sarà un caso?), la Boschi che ride e sorride e sghignazza manco credesse di essere il prof. Sartori… Tutto visto, rivisto, stravisto. Perciò tutto finto. Fuori c’è il mondo che brucia. Ci sono i missili su Israele – e c’è Pippo Civati. C’è Gaza – e c’è Minzolini. C’è l’Ucraina – e c’è Di Maio. C’è la Libia – e c’è Quagliariello. C’è pure un Califfo in giro – e noi a fronteggiarlo con Mineo. O Zanda. O Brunetta. O Romani. Scannano un bel po’ di figli di Cristo qua e là – facciamo che ci rivediamo il 2 settembre? Ci sono tunnel che vomitano armi. E c’è il tunnel della noia che tutto ingoia. #già visto.
Da trent’anni – or sono giusto trent’anni – che la stessa scena si svolge e la stessa pena t’avvolge. Una maggioranza che sempre promette sconquassi, una minoranza che sempre abusi denuncia. La democrazia in pericolo – se non è la craxiana prepotenza è l’inciucio dalemiano, se non è il patto della crostata del forno di Letta zio è il patto del Nazareno (pure Toti la lince l’ha avvistato). E sempre e comunque e per sempre, l’ombra di Gelli che si profila – volete fare come la P2, eh, disgraziati! Giusto l’innovazione (già kaputt!) della sacralità onanistica dello streaming.
Trent’anni, si diceva: dai giorni, a metà degli anni Ottanta, della venerabile (non in senso gelliano, ci mancherebbe) memoria della commissione Bozzi (esteticamente ancora in zona Cavour). Poi quella De Mita – passata in presidenza alla Iotti. Poi quella D’Alema. E tutto un identico, noiosissimo inseguirsi di parole uguali e perciò di parole vuote – come la fontana malata di Palazzeschi, “clof, clof, clof, / cloffete, / cloppete / chchch…”.
Tutto, ma tutto, ma proprio tutto #giàvisto. #giàudito. #giàscoglionati (pure due volte, per rispetto al bicameralismo). Perciò, a sfogliare atti e cronache, è sempre “il passaggio delicato”, sempre “il fuoco amico” in agguato, sicura “la mediazione” oggi di Grasso ieri di Spadolini, mai può mancare “la riflessione alta”, non si difetterà di “ricatto ostruzionistico”, si mostrerà “massima disponibilità”, solito ammonimento dal latinista liceale, “simul stabunt, simul cadent”, figurarsi la frenesia delle “autonomie territoriali”, “fonti normative”, “principio del silenzio-assenso”, “punti d’incontro”, “sfiducia costruttiva”, “fiducia preventiva”, inutilità dei senatori/santità dei senatori, leggi bicamerali paritarie/non paritarie/monocamerali, tit. V art. 138, “è la P2!”, “peggio de Mussolini”, modello francese, cancellierato tedesco, paella spagnola, maggioritario americano, federalismo padano, “uomo solo al comando”, “democrazia partecipata” (oh yes!), presidenzialismo temperato, sfocato, semipresidenzialismo, l’emendamento è mio e lo gestisco io, ecc. ecc.
E i saggi, cazzo! Sbucano dovunque, servì apposito torpedone per portarli in hotel a riflettere, tale fiorire manco nella “Scuola di Atene” del Sanzio. Come sempre – come adesso, come ieri, come domani – ecco che “salta tutto”. Tumulti in Aula (già Andreotti si metteva il cestino sulla testa a difesa), contusi e offesi, Pajetta saltava l’emiciclo: farà così Crimi col Mucchetti? “In piazza!” – figurarsi. Il mondo arde, si scaldano nel microonde dell’ovvio le menti senatoriali. #giàvisto. E #giàsentito. Macché riforme, sciocchini: è solo la solita “una rotonda sul mare” d’agosto.