Quanto è lento e faticoso l'harakiri

di questo Senato

di Massimo Tosti , Italia Oggi, 24.7.2014

Il senato ridotto a un bivacco. Non di manipoli (come minacciò Mussolini) ma di senatori esausti, che rischiano di perdere il sonno e le vacanze, a causa del braccio di ferro fra maggioranza e opposizione che costringe tutti i gli inquilini di palazzo Madama a un autentico tour de force per giungere al voto finale che sancirà il loro pensionamento con l'approvazione della riforma costituzionale che prevede la fine del senato e la sua sostituzione con un'assemblea di 100 rappresentanti del popolo non eletti dal popolo ma dai consigli regionali. «È la sconfitta della politica», ha sentenziato qualcuno. Potrebbe essere anche la fine della maggioranza, perché l'orario continuato (dalle 9 del mattino a mezzanotte, tutti i giorni) potrebbe riservare qualche pessima sorpresa nei voti a ripetizione che si succederanno a ritmo continuo nelle prossima settimane (almeno fino a Ferragosto, stando alle previsioni). La riforma è nata con il piede storto, con il muro contro muro, e la presentazione di 8 mila emendamenti. Niente ghigliottina, ha promesso il governo, che si affida alla maratona (uno sport troppo faticoso per i vecchietti di palazzo Madama). Le opposizioni (e anche le fronde interne al Pd) attribuiscono la colpa di quanto sta accadendo alla «superficiale arroganza» (parole di Vannino Chiti) di Matteo Renzi, e della sua controfigura Maria Elena Boschi. Colpa dell'ostruzionismo scellerato dei grillini, replicano gli ufficiali (e le truppe) fedeli al governo, e al patto del Nazareno. Il paradosso (che illustra metaforicamente le ragioni della crisi italiana) è che il trionfo del bizantinismo si esprime proprio contro una riforma destinata (nelle intenzioni di chi l'ha proposta) a snellire il lavoro parlamentare, rallentato da troppi decenni dal bicameralismo perfetto. E, intanto, fra occhiaie profonde e ritmi di lavoro da stakanovisti involontari ai tempi bui dell'Unione Sovietica, il parlamento dimostra ancora una volta come l'Italia rimanga un paese aggrappato al passato e molto restio ad affrontare il futuro. Chi ci prova è indiziato di attentare alla democrazia. Chi si oppone è dipinto come un martire risorgimentale pronto a morire sulle barricate, sventolando le Cinque stelle.

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