Lettere al Direttore Il Foglio, 23.7.2014
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Vecchi e bolsi, non ci riscatteremo senza
una rivoluzione antropologica
1-Al direttore - A Saviano interessa “difendere un metodo investigativo che non ha mai cercato le luci della ribalta”. Al massimo, ha prodotto un po’ di narrativa spazzatura.
Maurizio Crippa
2-Al direttore - Credo che la sintesi più lucida di quello che sta accadendo a Gaza, oltre alle sempre ottime analisi di Meotti, sia l’Andrea’s Version di ieri. Non c’è proprio nulla da aggiungere.
Pasquale Ciaccio
3-Al direttore - I dati di maggio del fatturato e degli ordinativi dell’industria sono acutamente commentati in un editoriale del Foglio del 22 luglio. Per quanto definitivi giudizi strutturali possano essere ancora prematuri, tuttavia questi dati sono un ulteriore segnale di allarme che ripropone gli irrisolti problemi della produttività totale dei fattori (non solo del costo del lavoro) e della competitività nonché l’esigenza di una ristrutturazione industriale. Chiamano il governo alle proprie responsabilità. Ma poiché anche “gli eroi piangono”, nel caso la Germania, con una probabile crescita zero del pil nel secondo trimestre, come teme la Bundesbank – il che fa seguito agli indicatori Ifo e Zew non esaltanti e alla caduta della produzione industriale – pur non volendo fare un esercizio di Schadenfreude, c’è almeno da sperare che i segnali non positivi dal lato dell’export stimolino misure per l’impulso alla domanda interna; comunque, attenuino la concezione della presunta austerità espansiva. In ogni caso, è l’Europa che da questi e da altri segnali preoccupanti dovrebbe trarre le necessarie inferenze, non essendo solo i rischi geopolitici a far suonare la campana. Ora che, sia pure in condizioni ben diverse da quelle di tanti altri paesi, fra i quali il nostro, è il partner forte a denunciare qualcosa in più di un raffreddore, si aprirà la possibilità perché l’Unione attenui seriamente la sua talebana linea di austerity, consentendo una positiva convergenza di misure nazionali e di provvedimenti comunitari innovativi? Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
4-Al direttore - La butto là: perché in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia del prossimo ottobre, non si organizza un forum fogliante che, sulla base dell’Instrumentum Laboris (soprattutto la II e III parte), raccolga spunti e riflessioni da portare poi all’attenzione dei padri sinodali? Prendiamo, ad esempio, il tema della preparazione al matrimonio, di cui peraltro poco si parla ma che invece è un punto centrale: non ho mai capito per quale motivo se uno vuol diventare prete deve fare cinque anni di seminario, mentre per sposarsi è sufficiente un corso pre-matrimoniale di qualche settimana. E dire che la vita matrimoniale per certi aspetti è ben più complessa di quella sacerdotale, per non parlare del valore intrinseco del sacramento del matrimonio. Perché allora non pensare a una forma di “seminario” anche per i fidanzati, ovvero un percorso di formazione a 360 gradi, dove gli aspiranti sposi, continuando a vivere la loro vita quotidiana, possano essere seguiti e “vagliati” da un’équipe di formatori in un itinerario lungo, serio e specifico? Come lo stesso card. Kasper ha sottolineato nella sua relazione al Concistoro, “il sacramento del matrimonio può diventare efficace ed essere vissuto solo nella fede. Dunque, la domanda essenziale è: com’è la fede dei futuri sposi e dei coniugi?”. D’accordo, in questo modo forse avremo meno gente che si sposa. Ma avremo anche meno divorziati, e forse ancor meno divorziati risposati. Come si dice, prevenire è meglio che curare, no? Soprattutto quando certe cure rischiano di fare più danni del male che vorrebbero guarire.
Luca Del Pozzo
5-Al direttore - L’economista liberista Laffer, ieri sul Foglio, afferma che il problema dell’Europa non è tanto economico, ma demografico: si fanno pochi o zero figli. Gotti Tedeschi, ex capo dello Ior, dichiarava nel 2011 a un noto giornale torinese: “Crisi economica dovuta a calo demografico”. Quando la realtà rivela l’armonia tra liberismo e cattolicesimo.
Alberto Bianchi
Sono sempre più convinto, quanto a economia produttiva, competitività, produttività, debito, spesa e tasse, che la questione decisiva è antropologica, e demografica. Vecchi e bolsi: pil +0,2.