Lettere al Direttore il Foglio 17.7.2014

Padre Lombardi ha deciso cosa regalare a Scalfari,

un registratore

1-Al direttore - Un amico poeta, Vanni Pierini, mi ha inviato alcuni versi scherzosi e intelligenti. Sono dedicati a un gruppo di settantenni, tra i quali il sottoscritto e Duccio Trombadori, che molto tempo fa scrisse un libro intitolato “Leninismo e rivoluzione socialista”. Leggendoli ho sorriso, con quel senso di sollievo e di liberazione, di enigmatico distacco dal passato, in esso talvolta racchiuso. Li giro volentieri a quei reduci non pentiti del Pci che, sotto mentite spoglie, oggi si agitano in Senato e sulle piazze contro il presunto attentato alla democrazia perpetrato dalle renziane (ancorché pasticciate) riforme istituzionali. Eccoli:

“Siamo vecchi marinai / d’un temibile vascello / che inseguendo nuove terre /

s’è arenato sul più bello. / Poi però ci siamo accorti / che la causa del naufragio / stava proprio dentro noi, / era un semplice presagio: / sentivamo dentro al cuore, /

con la scienza e la coscienza, / che del nostro comunismo / era meglio fare senza”.

Michele Magno

2-Al direttore - Le infami leggi razziali del 1938 proibirono agli ebrei l’accesso agli uffici pubblici. Il decreto Madia impone il medesimo divieto ai pensionati (a meno che non accettino di lavorare gratis).

Giuliano Cazzola

Bè, caro Giuliano, è la cazzata scritta da un omonimo mio, ma cazzata resta.

3-Al direttore - Sarebbe cosa buona che padre Lombardi suggerisca a Papa Francesco di scegliere per la prossima intervista un interlocutore laico non credente più affidabile; più affezionato alla chiesa e meno al giornalismo “ovvio dei popoli” che piace alla gente che piace.

Daniel Mansour

4-Al direttore - E’ una tradizione solida, vecchia di anni in Vaticano. Quando viene in visita qualcuno si regala sempre qualcosa che aiuti a ricordare quel giorno, quell’incontro. Un’icona, un libro antico, un rosario. Un omaggio all’ospite legato alle tradizioni della casa. La prossima volta che verrà, a Eugenio Scalfari doneranno un registratore.

Gino Roca

5-Al direttore - Nella nostra legislazione è previsto l’annullamento di un contratto per abuso di potere di una delle due parti, il cosiddetto “patto leonino”. Mi chiedo chi e in base a quali esigenze per il nostro paese abbia accettato le famigerate e illiberali “quote latte”, la negazione del libero commercio e l’impedimento coercitivo di sviluppare un’attività che darebbe lavoro a molte persone. Siccome escludo che da questa imposizione possa venire un qualsiasi vantaggio per il nostro paese suppongo che la firma di questi accordi configuri un palese “patto leonino” o una clausola vessatoria a vantaggio di Francia e Germania a danno dell’Italia, perciò mi chiedo se non sia possibile aprire una procedura di contestazione nell’ambito della Ue.

Roberto Bellia

Mi sa che aveva ragione tanti anni fa Saverio Vertone, che diceva: abbiamo sacrificato l’agricoltura italiana e del sud europeo ai produttori di latte e formaggi del nord, in cambio della motorizzazione e altre utilità. Patti leonini sul latte caprino.

6-Al direttore - A proposito dell’editoriale pubblicato sul Foglio di ieri, circa la povertà e i suoi derivati. La “certezza statistica” è una contraddizione, il campo statistico è il “probabile”, mai il “certo”. Comunque quando i media “danno i numeri” sarebbe sempre opportuno che comunicassero a noi “ignoranti telespettatori e/o lettori” da quale “cilindro” pardon “paniere” li hanno estratti! (ovvero: come sono stati calcolati?)

Anna Bovoli

7-Al direttore - Andiamo al dunque. Grazie prof. Langone e complimenti per la missione cui si dedica, nobilissima. Ha tutta la mia stima e approvazione. Credo che nel suo caso, non certo nell’originale di un certo Borrelli, sia appropriata la raccomandazione: “Resistere, resistere, resistere”. Confortati dal positivo “Non prevalebunt”.

Gesuino Mattana

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