Lettere al Direttore IL Foglio 15.7.2014
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Benedetto XVI avrà esultato per Götze,
ma è aristocratico bavarese
1-Al direttore - Non c’è dubbio che le motivazioni da lei addotte sulla questione dello spionaggio (reciproco?) fra paesi alleati, sono fondate. Tuttavia, il suo articolo, presenta un tallone d’Achille: lei ha affermato che la “rete” degli alleati è unica, quindi, siccome vi sono degli interessi comuni, è pienamente legittimo “spiare” il proprio partner. La confutazione evidente a tale sillogismo è la seguente: se le reti, e quindi anche gli interessi, sono comuni, perché non costituire fra paesi alleati, di comune accordo naturalmente, un organo unico per la salvaguardia della sicurezza e il controspionaggio informatico? In tal modo, a suo parere, non si eviterebbero incidenti diplomatici e situazioni imbarazzanti al limite del paradosso? Cordialità.
Davide Mastrolinardi
2-Al direttore - La Germania è di nuovo campione del mondo vincendo lo stesso giorno in cui è cominciato tutto, ottantaquattro anni fa. Il 13 luglio del 1930, allo Stadio del Centenario di Montevideo, iniziava il grande romanzo popolare dei Mondiali. Si sfidavano tredici squadre. Sette sudamericane, due del nord dell’America e quattro della vecchia Europa, il Belgio, la Francia, la Romania e la Jugoslavia. Noi non c’eravamo per qualcosa che aveva anche a che vedere con la politica. O almeno così si diceva. E non c’erano nemmeno la Germania e l’Inghilterra, spending review scrissero. Un’altra coincidenza storica. In finale, come domenica, arrivò l’Argentina che affrontò l’Uruguay. Finì quattro a due per gli uruguagi, i primi campioni del mondo. Non tirava una bell’aria quel giorno. Il clima era talmente teso che l’arbitro, il belga John Langenus, che aveva ricevuto minacce di morte, pretese un’assicurazione sulla vita prima di dare inizio alla finalissima. All’ingresso dello stadio, la polizia sequestrò coltelli e revolver. Andò bene, grazie al cielo. Sembra cronaca di questi giorni e invece è una storia vecchia di ottantaquattro anni. E i gol? L’ultimo lo ha realizzato il tedesco Mario Götze. Il primo lo mise a segno, sotto un’abbondante nevicata, il francese Lucien Laurent, contro il Messico. Risultato finale: Francia 4 Messico 1. Una curiosità: anche nel primo mondiale il Brasile fu eliminato. Dalla Jugoslavia, allora. Ma non prese sette gol come è successo stavolta a una squadra farcita da troppi bibelots.
Gino Roca
3-Al direttore - Quella fra Argentina e Germania era la finale dei papi. Ha prevalso Ratzinger, che lo meritava per profondità e continuità di gioco. All’Italia, in un Mondiale vinto da Ratzinger, non resta che l’umiliazione di avergli a suo tempo impedito di prendere la parola all’Università di Roma.
Luigi Compagna
L’emerito Papa Razinger è regionalista bavarese wittelsbachiano, aristocrazia feudale (duchi elettori re conti palatini e un paio di imperatori nel secondo millennio) più che nazionalismo statale. Un trattato sulla sua teologia di un domenicano di Cambridge, geniale, inizia con la cartografia culturale della Baviera dei Wittelsbach.
4-Al direttore - Ma chi ha avuto l’assurda idea di dedicare una piazza di un paese dell’hinterland di Napoli ad Arafat?
Daniel Mansour
5-Al direttore - Gli Emirati arabi hanno rifiutato l’estradizione di Matacena perché non conoscono il “concorso esterno in mafia”. Una bella lezione a noi che abbiamo assicurato all’inventore di questa corbelleria giuridica una brillante carriera. Allahu Akbar.
Giuseppe Marciante
6-Al direttore - Ho letto il Foglio e mi è venuto il buonumore. Il resto affanculo, grazie.
Renzo Rizzini