Per i mercati l'inchiesta sul Mose vale

quanto un Fiscal Compact

di Edoardo Narduzzi 

Esiste un filo conduttore che lega la madre di tutte le indagini, quella sul Mose di Venezia, con le molte inchieste della magistratura contro la corruzione pubblica? E, se sì, che significato le stesse assumono per la politica economica e i mercati finanziari? Si tratta di due domande fondamentali per gli investitori.

L'inchiesta veneziana sul Mose rappresenta, probabilmente, il momento più alto del tentativo della magistratura di contrastare la corruzione pubblica. Neppure ai tempi di Tangentopoli la sfida ai contropoteri si era fatta tanto ambiziosa, essendo il Mose un fenomeno di corruzione trasversale e pluriennale radicato in profondità. Il messaggio che viene dato alla società civile italiana, alle cancellerie dell'Unione europea e agli investitori internazionali è molto chiaro e allo stesso tempo rassicurante: la parte sana della classe dirigente italiana è consapevole del fatto che l'elevato livello di corruzione pubblica non è più compatibile con le regole della finanza pubblica dell'Eurozona. In qualche modo è la consapevolezza che, scritto in Costituzione il Fiscal compact, adesso si debbano trovare le risorse per rispettarlo e far sì che l'Italia rimanga a pieno titolo in Europa. Combattere la corruzione pubblica per dare un contributo significativo a recuperare i risparmi richiesti dall'euro senza aumentare ancora le tasse. Letta in questo modo, l'azione della magistratura assume una sfumatura peculiare, visto che la corruzione dei funzionari pubblici è un fenomeno solitamente «locale», nel senso che si basa sulla consuetudine che ognuno può farsi gli affari propri in casa sua a danno, ovviamente, della comunità. Se la magistratura attacca frontalmente la corruzione, soprattutto quella dell'alta dirigenza pubblica, allora il costo di essere corrotti aumenta e, almeno in teoria, la dimensione delle tasse consumate dalla corruzione diminuisce.

Ai tempi di Tangentopoli nel mirino c'erano i partiti e la politica corrotta, oggi l'azione della magistratura si concentra sui burocrati. Diverse inchieste contestuali hanno arrestato Corrado Clini, il superburocrate del ministero dell'ambiente, indagato il commissario straordinario per il piano carceri, Angelo Sinesio, indagato il comandante in seconda della Gdf e un colonnello a capo della città di Livorno, scoperchiata quella che appare come una vera e propria cupola ai danni dell'Expo. L'avviso ai naviganti italici nell'epoca del governo di Matteo Renzi e dell'opposizione guidata da Beppe Grillo, due politici rinnovatori a 360 gradi e con nessuna inclinazione al tirare a campare verso l'amministrazione corrotta, è forte e chiaro: tolleranza zero verso chi distrae risorse pubbliche per fini personali. Mercati e investitori internazionali dovrebbero gradire molto.

 3.7.2014 Italia Oggi 

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