RAGAZZI RAPITI, LA REAZIONE DI ISRAELE
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Netanyahu dà il via alla rappresaglia
“Bestie, la pagheranno”
Pronti “migliaia di soldati”. Possibile l’invasione della Striscia
MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME, 01/07/2014 –La Stampa
«Hamas è responsabile e Hamas pagherà». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu punta l’indice contro l’organizzazione fondamentalista palestinese considerandola responsabile di «questo assassinio commesso da esseri bestiali» mentre il capo di Stato Maggiore, Benny Gantz, arriva a Halhul, luogo dell’omicidio dei tre ragazzi, per far sapere che «migliaia di soldati e di agenti sono mobilitati contro Hamas e per catturare gli assassini di Eyal, Gilad e Naftali».
Fonti militari israeliane affidano ai mezzi di comunicazione locali - tv e radio - un messaggio esplicito a Hamas: «Abbiamo mezzi e informazioni per colpire i vostri leader, il consiglio che diamo è di non lanciare alcun razzo contro Israele perché potrebbe essere l’errore più grande da commettere». In concreto ciò significa che le forze di sicurezza di Gerusalemme sono impegnate in un’offensiva su due fronti contro Hamas: in Cisgiordania per decapitare con gli arresti la struttura dell’organizzazione e attorno alla Striscia di Gaza per schierare reparti armati a sufficienza per iniziare un’operazione di terra se le circostanze lo richiederanno.
«Abbiamo molte informazioni sulle quali lavorare» aggiunge Nitzan Alon, capo delle operazioni nella West Bank, per far capire che la caccia ai due principali sospetti - Marwan Kawasmeh e Amar Abu-Isa - si sta allargando ad altri miliziani islamici. Dall’interno del governo è forte la pressione per una resa dei conti con Hamas. Il viceministro della Difesa Dany Danon chiede di «annientare Hamas» e il ministro dell’Edilizia Uri Ariel propone di «colpire senza pietà i terroristi con i quali siamo in guerra», mentre Zeev Elkin, presidente della commissione Esteri, suggerisce di «demolire le case dei capi di Hamas in Cisgiordania espellendoli verso Gaza».
A sostenere questa tesi è soprattutto Naftali Bennet, il ministro dell’Economia e leader dell’ala destra della coalizione di governo, con cui Netanyahu ha avuto un incontro privato prima di riunire il gabinetto ristretto per decidere le «misure d’emergenza». Per alcune ore Netanyahu ha preso in considerazione l’ipotesi di un discorso alla nazione, che avrebbe accelerato l’escalation militare, ma poi ha preferito diffondere solo un testo scritto, seppur durissimo. Il motivo è che il premier valuta anche un’altra opzione, sostenuta da alcuni suoi stretti collaboratori, ovvero sfruttare l’emozione internazionale per l’assassinio dei tre ragazzi ebrei al fine di accrescere la pressione sul presidente palestinese Abu Mazen per spingerlo a rescindere il patto di unità nazionale con Hamas siglato poche settimane fa.
«Eyal, Gilad e Naftali sono stati rapiti e assassinati in maniera brutale, Hamas è responsabile» tuona Netanyahu per poi aggiungere che «questo è il momento di seppellirli secondo i riti ebraici» guadagnando tempo. L’intento è mettere nell’angolo Abu Mazen per aver scelto il patto con Hamas e la difficoltà del presidente palestinese è testimoniata dall’assenza di reazioni a caldo al ritrovamento delle salme in un’area di Hebron sotto il controllo del suo governo.
A parlare invece è Hamas, il cui portavoce Sami Abu Zuhri accusa Israele di «costruire montagne di bugie al fine di montare un’offensiva contro di noi sebbene nessun gruppo palestinese, e tantomeno noi, abbia rivendicato questa azione». «La versione dei fatti di Israele è l’unica di cui si discute e non può essere ritenuta vera», osserva Sami Abu Zuhri, aggiungendo un monito a Netanyahu: «Se ci attaccheranno, non staremo certo fermi, si spalancheranno le porte dell’inferno per tutti i sionisti». Il riferimento è a migliaia di razzi e missili che Hamas avrebbe a disposizione a Gaza per poter lanciare attacchi in profondità contro lo Stato Ebraico.