STREAMING OPPIO DEI POPOLI - I GRILLINI CHE

AVEVANO UMILIATO BERSANI CON LA DIRETTA

INTERNET ORA SUBISCONO LA STESSA UMILIAZIONE DAL TRONFIO RENZIE FORTE DEL SUO 40% - MA LO STREAMING È UN'ILLUSIONE PUERILE, IL POTERE DECIDE ALTROVE

Lo streaming fu l’autentico termometro della sintonia grillina con gli italiani dopo le elezioni del 2013, l’amaro calice trangugiato da un Bersani non vincitore, e dunque perdente, quasi inginocchiato al tavolo dei colloqui davanti all’arroganza dei messi di Grillo, i capi dei gruppi parlamentari pentastellati...

Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera",17 GIU 2014 18:34

All’origine è difficile non cogliere almeno un tratto di generosa puerilità. L’idea che ciò che è in streaming sia trasparente — e soprattutto che tutto ciò che davvero avviene sia in streaming — ha un facile retrogusto salvifico: tanto più consolatorio quanto più la politica politicante ha convinto negli ultimi anni tanti italiani dell’inaffidabilità dei colloqui segreti tra leader, capi di corrente, ras di partito.

E tuttavia, nella nebbiosa alba della nostra Terza Repubblica, il ricorso al flusso diretto in Rete, con la richiesta di aprire una finestra dal cortile sul Palazzo, somiglia sempre più a uno squillo di tromba. Fateci caso: chiede o invoca lo streaming chi sa, o presume, di avere il vento in poppa, di poter contare sull’appoggio popolare.

Lo streaming fu l’autentico termometro della sintonia grillina con gli italiani dopo le elezioni del 2013, l’amaro calice trangugiato da un Bersani non vincitore, e dunque perdente, quasi inginocchiato al tavolo dei colloqui davanti all’arroganza dei messi di Grillo, i capi dei gruppi parlamentari pentastellati.

Ora, e per la prima volta, il meccanismo si rovescia: i grillini per uscire dall’angolo provano a intavolare una trattativa sulla legge elettorale e, diciamolo, non smaniano affatto per avere lo streaming , anzi lo subiscono, «non sarebbe essenziale» dicono sulle prime, salvo cedere alla richiesta di Renzi. Qui non si tratta di boomerang o nemesi: la politica non prevede vendette, solo utilità.

Il premier, che dalla tribuna del suo partito ha usato la diretta streaming per sloggiare Enrico Letta da Palazzo Chigi (e prima aveva usato Twitter per ingannarlo, con l’hashtag virale #Enricostaisereno), ricorre adesso al medesimo strumento per affondare nei punti deboli di Grillo.

La sconfitta alle Europee pesa e molto in casa pentastellata, ma forse pesano più ancora l’abbraccio allo xenofobo inglese Farage, avallato da una consultazione molto contestata dalla base, e la guerriglia ormai permanente con il sindaco Pizzarotti e magari col «pizzarottismo», ovvero con l’idea stessa che si possa ben governare fuori dal cono di luce della Casaleggio associati.

Non solo: al tavolo dell’eventuale trattativa tra le diplomazie Pd e M5S, i grillini porteranno un modello di legge elettorale fortemente proporzionale, dunque assai carente quanto a governabilità (checché ne dicano); per un propagandista bravo come Renzi, quel modello può facilmente diventare agli occhi degli italiani un tentativo di ritorno alla vituperata Prima Repubblica, a quelle elezioni dopo le quali non si capiva mai chi aveva vinto e chi perso, a quei governi che duravano sei mesi.

Non da ultimo, Renzi userà lo streaming a beneficio di Berlusconi, finora suo alleato nelle riforme, mostrandogli ciò che lui in fondo vorrà — che il Pd non vagheggia la politica dei due forni — e tuttavia spaventandolo quanto basta per renderlo sempre più accondiscendente.

Anziché strumento di democrazia diretta, lo streaming potrebbe rivelarsi spot nelle mani d’un vincitore un po’ smargiasso. Certo, se la Svolta di Salerno o le trattative della Costituente fossero andate in streaming , la guerra civile italiana sarebbe durata un decennio in più.

Ma questo è lo spirito dei tempi, questa è la Rete: se non sai usarla, ti abusa. A non capirlo si rischia di finire come il povero Gasparri che, scambiando Twitter per un videogioco, ha quasi dichiarato guerra alla perfida Albione, insultando gli inglesi dopo la nostra vittoria al Mondiale. Venti o trent’anni meno dei rivali — Grillo incluso — sembrano per ora un hashtag aureo per Renzi: #tipiacevincerefacile.

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