Cos’è la destra, cos’è la sinistra. Genericità,
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improvvisazioni, brodini tiepidi su Farage e Gribbels
Qui siamo stufi delle genericità, delle improvvisazioni, dei brodini tiepidi. Farage non è di destra, e Grillo non è di sinistra. Farage è un eccentrico interprete conservatore della tradizionale insularità britannica, coltiva un radicato, legittimo disgusto per una costruzione europea mai amata dai britannici, che conferisce loro alcuni vantaggi ma toglie altrettanto, se non di più, delle molte qualità e virtù di cui essi vanno orgogliosi. Se dice qualche battuta etnicizzante sui romeni, se cerca voti con qualche atteggiamento outspoken, lingua sciolta e disinvolta, sprezzatura contro il lessico di legno dei politici di establishment, questo non fa di un cittadino britannico amante della birra, dello humour e della sua tradizione nazionale un uomo di destra. Solo gli stupidi di sinistra, d’altra parte, e ce ne sono a bizzeffe, possono scambiare Grillo per uno dei loro che gliele suona ai partiti e alla casta e al sistema. Il dottor Gribbels è la parodia di un assaltatore squadrista della democrazia, la parodia di un tonante e perfetto oratore delle viscere popolari, un bullo o super bullo che trova le radici del suo essere politico nel suo essere comico, comico invecchiato, comico annoiato, che vuole rifarsi una vita e una carriera affondando la lama nel burro della desolazione democratica imposta al paese dalla magistratura codina che ha spadroneggiato da vent’anni in qua e ha imposto il suo criterio giustizialista del controllo di legalità come panacea moralistica contro l’autonomia e la responsabilità della politica. E’ il primo associato della Casaleggio & C., un’organizzazione di videogiochi parapolitici, sullo sfondo esoterico di una lettura paranoide della storia. Diremmo che Farage è culturalmente molto più a sinistra di un Grillo, di un Di Pietro e di varie altre sottomarche dell’assalto antidemocratico che procede in Italia dai tempi in cui Grillo raccontava barzellette a pagamento in Rai e gli stolti dei comizi di Occhetto tiravano le monetine a Craxi e accendevano ceri in piazza a Francesco Saverio Borrelli e a quel bel tomo chiamato Tonino. Che i sapientoni del conformismo la finiscano di imbrogliare le carte e le parole e i concetti e di spacciare falsità come verità confezionate di bel nuovo.
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Giuliano Ferrara 3 giugno 2014 - ore 06:59