Abusi sui bimbi della Olga Rovere, Assoluzione-bis
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gli «orchi» di Rignano Flaminio. Una mamma:
«Ci aspettiamo una spiegazione convincente»
di Lavinia Di Gianvito
L’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio all’epoca dell’inchiesta (Ansa) L’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio all’epoca dell’inchiesta (Ansa) shadow
ROMA - Due anni di attesa. E oggi il processo d’appello. Che è finito come quello davanti al tribunale di Tivoli. Dopo essere stati scagionati dall’accusa di essere i pedofili dell’asilo Olga Rovere, a Rignano Flaminio, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv (e marito della Del Meglio) Gianfranco Scancarello e la bidella Cristina Lunerti sono stati assolti anche in secondo grado. Cancellate, ancora una volta, le contestazioni mosse dalla procura di Tivoli, che andavano dalla violenza sessuale di gruppo ai maltrattamenti, dalla corruzione di minore al sequestro di persona, dagli atti osceni alla sottrazione di incapace, dal turpiloquio agli atti contrari alla pubblica decenza. Tutti reati commessi tra il 2005 e il 2006 con sevizie e crudeltà, secondo il pm Marco Mansi, nei confronti di 21 bambini.
Le richieste dell’accusa
Il processo d’appello era iniziato l’anno scorso. E all’inizio di quest’anno, al termine di una lunga requisitoria, il sostituto procuratore generale Giancarlo Amato aveva chiesto di modificare la sentenza del 28 maggio 2012 di assoluzione con formula piena («perché il fatto non sussiste»). Secondo il rappresentante dell’accusa la terza corte d’appello, presieduta da Ernesto Mineo, avrebbe dovuto condannare a sette anni la bidella Lunerti e a sei anni e dieci mesi la maestra Del Meglio, a suo giudizio responsabili di abusi nei confronti di cinque bimbi. Ma la requisitoria del sostituto pg, basata sul ricorso presentato dal procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy, non è servita a rovesciare la sentenza di primo grado.
La rabbia dei genitori
Arrabbiati, ancora una volta, i genitori. «Ci aspettiamo una spiegazione convincente - polemizza una mamma -. L’unica cosa che mi preoccupa è mia figlia, il resto non conta nulla». Aggiungono i legali delle famiglie Luca Milani, Antonio Cardamone e Francesco Merlino, che aspetteranno le motivazioni prima di decidere se fare ricorso in Cassazione: «Dispiace che ancora una volta non si è voluto credere alla parola dei bambini, come non si è voluto credere ai risultati delle perizie che senza margini interpretativi hanno ricollegato le sintomatologie riscontrate a traumi di natura sessuale». Di segno opposto, com’è ovvio, il commento di uno dei difensori degli imputati, l’avvocato Giosuè Bruno Naso: «È una sentenza che non mi sorprende perché tutte le possibili soluzioni alternative erano già state esaminate in primo grado e convincentemente bocciate».
16 maggio 2014 | 13:37, Il Corriere della Sera