Morti per acqua e morti per ipocrisia. Il messaggio
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insincero ai disperati, l’irresponsabilità di non dire no
Un conto sono i morti per acqua e il lutto che chiedono, e un conto è il piagnisteo degli ipocriti. Non temiamo accuse di cinismo se scriviamo che quei morti sono figli dell’ipocrisia, se preferiamo sfidare, e schifare, il piagnisteo. Molto peggio del ciglio asciutto con cui una nazione civile degna di questo nome, e un governo responsabile, dovrebbero guardare e chiamare i fatti c’è l’ipocrisia: l’immensa, scandalosa, ipocrisia dell’obbligo di salvezza fondato sui buoni sentimenti, e il messaggio insincero di salvezza lanciato ai disperati di là del mare, senza poi essere né in grado né nella disponibilità di salvare, accogliere, aiutare. E l’insopportabile scaricabarile, e la recriminazione. L’Europa è una sciagura, la commissaria Cecilia Malmström ha un nome che evoca il gorgo mortale del mare e dà risposte stupide a domande stupide. Ma la colpa nemmeno è dell’Europa. La colpa delle tragedie è dei trafficanti di profughi. Colpa nostra è Mare nostrum, operazione che per stessa ammissione dei tecnici del Viminale sta incentivando le partenze dalle coste africane (brutalmente detto: crea inflazione). Colpa nostra è non ragionare sull’oggettività della situazione oltre i confini del Mediterraneo. Colpa nostra è aver detto che il “male” erano i respingimenti e gli accordi con i governi per arrestare i flussi. Colpa, massima colpa, è dire “venite”, e “abbiamo il dovere”, e non essere in condizioni di fare. Si può essere compassionevoli come Papa Francesco, è legittimo, ma allora le istituzioni della chiesa si prendano carico da sole di chi arriva, senza lamentarsi con lo stato per la via clericale del ministro Alfano. Oppure si apra un ponte aereo per tutti. Ma prima si trovino i soldi, e i posti. Altrimenti si chiudano le frontiere. E si trovi il modo di intervenire di là. Ma soprattutto basta con le balle. La barca piena e la coscienza a posto non sono di questo mondo.
FQ. 13 maggio 2014 - ore 21:30