I giudici vogliono condannare Silvio Berlusconi all'infinito
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Il documento della Procura svela la verità:
Silvio Berlusconi adesso rischia l'arresto Silvio Berlusconi, il documento della Procura: ora rischia davvero l'arresto
Filippo Facci, Libero 5.5.14
Fateci capire, signori giudici: quali frasi di Berlusconi stareste "vagliando"? Davvero dobbiamo credere che siate chiusi in una stanzetta a decidere che cosa il cittadino Berlusconi possa dire o non dire durante una campagna elettorale? Dobbiamo credere che potreste revocargli i servizi sociali per via delle risposte che ha dato in un paio di interviste? Interviste che gli domandavano - che strano - anche di giustizia e di giudici? Voi magari state già rispondendo che questi "vagli" sono la vostra attività ordinaria, normale. Ma guardiamoci nelle palle degli occhi: qui di normale non c’è niente. Berlusconi non è un condannato normale, i servizi sociali che gli avete concesso non sono normali, e figurarsi se è normale che un condannato utilizzi il suo tempo non per reinserirsi nella società o per manifestare intenti riparatori, ma per condurre una campagna elettorale europea da ultimo premier regolarmente eletto di questo Paese. Non è che non sapeste e sapessimo tutto questo, non è che non avessimo anche scritto - Libero del 16 aprile - che i servizi sociali di norma si concedono solo a chi ha dato prova di «ravvedimento», e che questo ravvedimento in teoria è improponibile per chi si professi innocente come Berlusconi si è sempre professato. E proprio perché di normale non c’è niente e nessuno, appunto, alla fine è spuntata una soluzione "ragionevole" e nondimeno discrezionale, ad hoc, personalizzata su Berlusconi come tutta la giustizia che l’ha sempre riguardato: un’attività sociale compatibile col ruolo pubblico e politico che un bel pezzo di Paese gli riconosce.
E allora dite un po’, che cosa vi aspettavate che dicesse, che cosa dovrebbe dire, ora? L’hanno condannato in un processo di non facile comprensione: dovrebbe dire che è giusto, che è colpevole, che non vede l’ora di ravvedersi e di reinserirsi? Si dice innocente da vent’anni: vi aspettavate che ora chiedesse i voti come frodatore fiscale? Ha in ballo due ricorsi: pensate che li abbia fatti perché si ritiene colpevole? Se Corrado Formigli (La7) gli chiede di giustizia, dite un po’, Berlusconi doveva rispondere «sto maturando un processo di revisione critica e di emenda che a tutt’oggi è in fieri», per usare il vostro linguaggio? Oppure doveva dare la sua «disponibilità ad attivarsi in termini di restituzione tangibile nei confronti della società civile danneggiata»?
Forse no, forse è troppo: però, almeno, poteva evitare di provocare i suoi referenti: che però - dovete capirlo - non siete voi o solo voi, signori giudici, ma anche il Paese che l’ha votato e che potrebbe rivotarlo. La giustizia, intesa come problema italiano, non può essere ridotta a una privata questione tra il cittadino Berlusconi e i giudici di sorveglianza: una questione di cui peraltro Berlusconi dovrebbe non parlare, o dovrebbe non pensarne come la pensa: del resto solo così potrebbe mantenere «comportamenti nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni», come recitava la vostra ordinanza.
Oh, però Berlusconi poteva evitare di esprimersi in certo modo su chi è stato tanto buono con lui: «È ridicolo pensare che si possa rieducarmi consegnandomi a dei servizi sociali e a dei colloqui quindicinali con assistenti sociali». Ha detto così. Frasi irrispettose, se non fosse per quel dettaglio: è tutto vero. È ridicolo pensare di "rieducarlo", e lo sappiamo tutti. Ma ufficialmente le sue parole sono un’infrazione alle regole e dunque rischia una cosiddetta "diffida": quante altre lo separerebbero dai domiciliari? Scherza col fuoco, Berlusconi: ieri l’ha detto pure - non richiesto, e sinceramente non utile - il vicepresidente del Csm Piero Vietti. Ha detto: «Chi pensa di far campagna elettorale utilizzando il presidente della Repubblica scherza col fuoco».
Forse anche Napolitano fa parte del tribunale di sorveglianza. Ma Vietti, poveretto, rispondeva semplicemente a una domanda dei giornalisti: esattamente quello che ha fatto Berlusconi nei giorni scorsi. «Scherziamo coi fanti e lasciamo stare i santi», ha aggiunto Vietti, lasciando intendere che ai due santi più recenti, presto, potrebbe aggiungersene un terzo. Ma dove ci sono santi, spesso, ci sono martiri. Occhio, Berlusconi, a non farcelo diventare.