La inchiesta. Mazzette, favori, regali: la
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corruzione nei tribunali
29 aprile 2014, Libero
Mazzette, favori, regali: la corruzione nei tribunali
"Se un imputato voleva comprarsi il rinvio della sua udienza doveva sganciare non meno di 1.500 euro". La confessione sul mondo delle toghe arriva da Napoli dove è in corso, come racconta l'Espresso, un'inchiesta sulla corruzione dei magistrati. Fiumi di intercettazioni che alzano un velo sulla mala giustizia che si nasconde tra i corridoi e le aule e dei tribunali. “Mercato delle prescrizioni” così si chiama l'indagine su cui ha lavorato la procura di Napoli. Secondo i racconti dei testimoni il Tribunale e la Corte d’Appello partenopea sembrano un suk, con pregiudicati e funzionari impegnati a mercanteggiare sconti su sentenze e rinvii come in un supermarket. Dall'altro lato a raccogliere le offerte ci sono alcuni magistrati. L'Espresso però va oltre e racconta il mercato delle sentenze anche in altre procure d'Italia. Se a Bari un sorvegliato speciale per riavere la patente poteva pagare un magistrato con aragoste e champagne, oggi in Calabria sono tre i giudici antimafia accusati di corruzione per legami con le ’ndrine più feroci. Alla Fallimentare di Roma un gruppo formato da giudici e commercialisti ha preferito arricchirsi facendo da parassita sulle aziende in difficoltà. Insomma a quanto pare una parte della magistratura e di professionisti giudiziari specula sulle grane di alcuni imprenditori ed è anche permeabile a favori per chi magari punta d una prescrizione.
I casi - Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma, afferma: "La criminalità del giudiziario è un segmento particolare della criminalità dei colletti bianchi. Una realtà tanto più odiosa perché giudici, cancellieri, funzionari e agenti di polizia giudiziaria mercificano il potere che gli dà la legge". I casi di corruzione citati da L'Espresso e dalle carte delle inchieste sono tanti. Se a Imperia un magistrato avrebbe aiutato un pregiudicato a evitare la “sorveglianza speciale” dietro lauto compenso, due mesi fa un giudice di pace di Udine, Pietro Volpe, è stato messo ai domiciliari perché (insieme a un ex sottufficiale della Finanza e un avvocato) firmava falsi decreti di dissequestro in favore di furgoni con targa ucraina bloccati dalla polizia mentre trasportavano merce illegale sulla Venezia-Trieste. Il giro d’affari dei viaggi abusivi protetti dal giudice era di oltre 10 milioni di euro al mese.
Le cause - Raffaele Cantone, da pochi giorni nominato da Matteo Renzi presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, evidenzia come l’aumento dei crimini nei palazzi della legge ha radici "nell’enorme numero di processi che si fanno in Italia: una giustizia dei grandi numeri comporta, inevitabilmente, meno trasparenza, più opacità e maggiore difficoltà di controllo. Anche la farraginosità delle procedure può incoraggiare i malintenzionati. Per non parlare del senso di impunità dovuto a leggi che - sulla corruzione come sull’evasione fiscale - sono meno severe rispetto a Paesi come Germania, Inghilterra e Stati Uniti: difficile che, alla fine dei processi, giudici e avvocati condannati scontino la pena in carcere".
Le inchieste - Secondo Cantone "nel settore giudiziario, e in particolare nei Tar e nella Fallimentare, si determinano vicende che dal punto di vista economico sono rilevantissime: che ci siano episodi di corruzione, davanti a una massa così ingente di denaro, è quasi fisiologico". Una delle vicende più emblematiche è quella della Fallimentare di Roma: "Lì non ci sono solo spartizioni di denaro, ma anche viaggi e regali: di tutto di più. Una nomina a commissario giudiziale vale 150 mila euro, pagati al magistrato dal professionista incaricato. Tutti sanno tutto, ma nessuno fa niente", ha attaccato i colleghi il giudice Chiara Schettini, considerata dai pm di Perugia il dominus della cricca che mercanteggiava le sentenze del Tribunale della Capitale. Insomma tante storie e tanti casi che di certo turbano la fiducia degli italiani nella giustizia. Tantissimi magistrati svolgono il loro valore con professionalità ed etica, ma le mele marce vanno eliminate.