MANUALE DI CONVERSAZIONE FACEBOOK
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Come fare bella figura in salotto senza sapere quel che si dice
- Postare foto o, peggio, video di cani e gatti che fanno cose buffe è il livello zero dell’abrutimento da social network.
- Deprecare chi fotografa un panino al salame e commenta didascalicamente: “Panino al salame. Yum-yum”.
- Deplorare chi usa Facebook per rivolgere a un amico frasi incomprensibili per tutti gli altri credendo che ciò riveli un temperamento creativo insofferente alle convenzioni.
- Sdegnarsi per qualcosa di innocuo (per esempio fotografare delle scritte murali sgrammaticate) e fare una verbosa pippa contro lo snobismo di chi si diverte crudelmente alle spalle dell’ingenuità altrui. Rompicoglioni e moralista: evitare.
- Postare frasi di saggezza esistenziale, sfortunatamente non lascia immaginare una superiore capacità di apprezzare le cose importanti della vita, bensì posiziona nell’area Baci Perugina. Dolersene.
- Frasi di maestri di vita di qualunque genere: evitare sempre. Massimamente quelle di Paolo Coelho.
- Una cazzata resta una cazzata indipendentemente dal numero di punti esclamativi da cui la si fa seguire. Convenirne.
- Chiedersi perché certuni non resistano all’impulso di augurare quotidianamente buongiorno e buonanotte. Testimoniare che non sono state riscontrate ripercussioni negative sulla salute qualora si resti in silenzio digitale per più di ventiquattr’ore.
- Deplorare la necessità di esprimersi a ogni costo. Stigmatizzare post del tipo: “Evanescente pigrizia”. Di seguito sottolineare la sottile differenza tra esprimersi ed evacuare.
- Cambiare l’immagine del proprio profilo ogni due giorni suggerisce confusione esistenziale. Astenersi.
- Nel profilo utilizzare foto di divi del cinema al posto della propria: usurato e irritante. Domandarsi se sia stato qualcuno a obbligare costoro a iscriversi a Facebook.
- Scrivere post lunghissimi. Evitare in ogni caso, soprattutto per le cause migliori.
- Postare notizie allarmistiche all'insegna del “Da leggere assolutamente!”. Osservare che nulla induce più rapidamente a passare oltre.
- Criticare aspramente la candidatura all’Oscar de “La Grande Bellezza” per segnalarsi come intellettuali fuori dal coro. Purtroppo la pratica si è rapidamente usurata. È, invece, ancora possibile scrivere post in cui si dileggiano i rosiconi.
- Far sapere urbi et orbi che si ritiene Picasso un bravo pittore postando una riproduzione di Guernica con il commento: “Bellissimo.”
- Le frasi ermeticamente pseudopoetiche del tipo: “Abbandonare la mestizia, il sabato schizza i pantaloni” hanno rotto le balle.
- Postare vecchie hit di gruppi rock storici. Valutare di volta in volta, ma più no che sì.
- Esprimere cordoglio per la scomparsa di un artista. Rischioso. Se trapela compiacimento per il fatto che se ne conosce benissimo l’opera, mentre i poveretti che leggono forse no, allora è pessimo.
- Aborrire la deformazione di alcune parole a significare eccezionale enfasi (es: Carlaaaaaaaa, che bello!). Puerile.
- Qualunque cosa si scriva su Facebook ci si espone alla reprimenda di qualcuno. Convenirne. Postare con moderazione e sperare in bene
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FQ. di Andrea Ballarini, 24.1.2014