Etti di prosciutto. Sharia nei supermercati e anche

all’università. Storie dal folle multiculturalismo inglese

Guai a chiedere due etti di prosciutto crudo oppure una bottiglia di champagne. Perché a Marks & Spencer, la più grande e importante catena commerciale del Regno Unito con i suoi 700 negozi, un dipendente musulmano potrebbe passare la richiesta al collega non islamico. La catena britannica, infatti, ha deciso di applicare una politica di anti-discriminazione e multiculturalismo spinta fino all’estremo, che consente ai suoi dipendenti di rifiutare di maneggiare alcolici e carni di maiale. A denunciarlo sono stati i tabloid britannici che avevano mandato in avanscoperta giornalisti che hanno dovuto aspettare più a lungo dopo essersi visto opporre un seppur cortese rifiuto da parte di commesse con il velo islamico o la barba. La catena ha spiegato che ha dato istruzioni ai commessi di essere molto cortesi nell’indicare al cliente di cambiar fila, ma lo choc resta. “Avevo una bottiglia di champagne, e la signora, che indossava un velo mi ha detto che non poteva servirmi”, ha detto una cliente al Daily Mail. “Mi ha detto di aspettare fino a quando un altro membro del personale sarebbe stato disponibile”.

Molti clienti hanno scritti lettere contro la catena: “Cosa sarebbe successo se dipendenti cristiani avessero rifiutato di vendere dei prodotti agli omosessuali?”. In ottomila hanno già sottoscritto una pagina Facebook contro la catena. La decisione della Marks & Spencer rientra nella “ghettizzazione della società inglese” denunciata dal Daily Telegraph.

Nei giorni scorsi c’era stata la denuncia contro la celebre Queen Mary University di Londra, dove il pubblico femminile aveva un ingresso separato, con le donne costrette a sedersi in uno spazio in fondo alla sala, senza poter porre domande a voce o alzare la mano, a differenza del pubblico maschile, neanche fossero a Riad o Teheran. “Sembra che non abbiamo imparato nulla da Mandela, dato che nei nostri atenei consentiamo che in alcuni incontri con relatori musulmani, le donne debbano sedere in fondo alla sala, separate dagli uomini”, ha commentato il Telegraph. Nella pratica i rettori degli atenei inglesi consentono a gruppi islamici di separare gli studenti dalle studentesse durante gli incontri che avvengono nei campus. “Il primo ministro non è d’accordo con un simile regolamento”, ha detto il portavoce del governo di David Cameron. “E non ritiene che agli ospiti islamici che vengono negli istituti in qualità di relatori debba venir consentito di parlare a un pubblico segregato”.

L’Università di Leicester aveva organizzato una conferenza dal titolo “Dio esiste?”, assegnando posti diversi e separati per maschi e femmine, o detto all’islamica, fra “fratelli” e “sorelle”. In quel caso il primo a criticare gli organizzatori era stato uno dei relatori, Lawrence Krauss, ex consulente di Barack Obama, che in quell’occasione accusò il Regno Unito di aver ceduto al fondamentalismo islamico. “Siamo di fronte a un uso sempre più frequente della segregazione in tutto il paese”, ha denunciato Rupert Sutton, portavoce di Student Rights, associazione che difende i diritti degli studenti. A Cambridge, per laurearsi, non servono più esclusivamente abiti scuri e camicia bianca. Le studentesse musulmane possono farlo indossando il burqa o il velo sotto la feluca.

Accade invece che una scuola statale e multiculturale per eccellenza come la Madinah, che sorge a Derby, e frequentata da studenti di tutte le fedi, nei fatti sia diventata una scuola islamica a tutti gli effetti (la scuola è stata chiusa “temporaneamente” dopo una ispezione di Ofsted, l’autorità che vigila sugli istituti del paese). Un’insegnante non musulmana ha dovuto indossare l’hijab, il velo islamico che nasconde i capelli, e vestiti che coprissero tutto il corpo escluse le mani. Alla fine l’insegnante si è licenziata a causa delle pressioni a conformarsi alle regole shariache dell’istituto. Nella scuola è vietato leggere fiabe, cantare o fare musica. In mensa, si serve solo cibo halal. Specchio della follia multiculturale britannica.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Giulio Meotti, 29 dicembre 2013 - ore 10:30

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