Scommettiamo che Il circuito calcistico

giudiziario porta molti titoli e poche prove

Due anni fa, alla vigilia degli Europei di calcio, le forze dell’ordine fecero un blitz nel ritiro della Nazionale italiana, consegnando un avviso di garanzia al difensore Criscito e facendo sapere ai giornali che diversi giocatori erano indagati. Contemporaneamente arrestarono il capitano della Lazio Mauri e la bandiera del Genoa Milanetto. Arresti, perquisizioni e avvisi di garanzia arrivarono come conseguenza di una lunga indagine della procura di Cremona sul calcioscommesse. Di quella lunga serie di provvedimenti, nei mesi a venire, è rimasto poco. La maggior parte degli indagati è stata assolta, alcuni hanno ricevuto piccole squalifiche dal campo, ad alcune società sono stati tolti pochi punti in classifica.

Il cortocircuito calcistico-mediatico-giudiziario ha quasi sempre portato a molti titoli sui giornali, qualche carriera rovinata, e poche – pochissime – prove (idem per Calciopoli: ieri in appello è stata ridotta la condanna a Luciano Moggi). Che il pallone in questo paese non sia cosa troppo pulita non è scoperta recente, ma il fatto che dopo anni di indagini ancora non ci siano certezze su chi e come truccasse certe partite, dovrebbe consigliare un po’ di cautela. Ieri invece si è assistito alla stessa recita di un anno e mezzo fa: avvisi di garanzia, l’arresto di qualche delinquente che poco c’entra con il calcio e nomi di giocatori famosi (in questo caso Gattuso e Brocchi) sparati per avere visibilità sui media. Poi la solita sfilza di partite “sospette”, meglio se giocate anche da Juve, Milan e Inter, che alla fine diventeranno sì e no un paio. L’accusa – da dimostrare – è che nonostante indagini e arresti di un anno fa il calcioscommesse sia continuato come prima. Con buona pace dei magistrati protagonisti che pensano di ripulire il mondo del calcio con un paio di retate e molti titoli sui giornali.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 17 dicembre 2013 - ore 21:30 

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