L’azione “di stampo fascista” di Renzi

ci ha privato di Max e della sinistra

Alle elezioni europee, salvo colpi di scena (o di reni) l’Italia si presenterà senza i principali protagonisti politici degli ultimi vent’anni. Il capo della destra, Silvio Berlusconi, e il più brillante e internazionalmente apprezzato esponente della sinistra, Massimo D’Alema, non parteciperanno alla competizione. Il primo è stato silurato dai giudici, il secondo da Matteo Renzi. Al loro posto andranno alcuni giovanotti sconosciuti, dal peso politico inesistente. La forza dell’Italia al tavolo europeo sarà ridimensionata, così come il suo prestigio nel Parlamento di Strasburgo.  La caduta di Berlusconi e D’Alema è il frutto di due azioni distinte – una puramente giudiziaria e l’altra politica – ma simili per il loro carattere arrogante e totalitario. La magistratura in questi anni ha voluto dimostrare la propria superiorità nei confronti della politica, esercitandosi su un obiettivo simbolo: Silvio Berlusconi. E ha vinto, spazzandolo via dalle istituzioni.

Nel caso di D’Alema il procedimento è stato diverso, ma l’effetto uguale. D’Alema è fuori dalle istituzioni perché il suo avversario, Matteo Renzi, con un plebiscito – il mezzo più tradizionale di legittimazione dei regimi – ha conquistato il potere nel Pd e lo ha immediatamente usato per annientare i suoi nemici. La decisione di Renzi di impedire la candidatura di D’Alema alle elezioni europee è una azione politica – si diceva una volta – “di chiaro stampo fascista”. Sia per la carica violentemente antipolitica e antidemocratica, ma anche per il suo sottinteso valore anticomunista e antisocialista. L’eliminazione – fisica o politica – dell’avversario, è stata il pilastro del regime di Mussolini: Gramsci in prigione, Turati e Sturzo in esilio. Oggi, se dio vuole, nella lotta politica si usano metodi meno feroci. Ma il valore illiberale è identico.

Ora però si pone il seguente problema: Massimo D’Alema resterà immobile e rassegnato di fronte a questo attacco contro la sua persona, contro il metodo democratico e contro la sinistra? La domanda non riguarda solo lui. L’attacco di Renzi ha lo scopo di radere al suolo le ultime macerie della sinistra italiana, di metterla, per così dire, fuorilegge. Escluderla in modo definitivo. E naturalmente, se Renzi porterà a buon fine il suo disegno politico (l’unico, credo, disegno politico che ha ben chiaro in mente) cambierà in modo assai profondo l’assetto politico del nostro paese. In Italia, seppure con fortissimi rovesciamenti nei rapporti di forza, l’equilibrio tra destra e sinistra è sempre stato la chiave della lotta politica. Anche quando la sinistra era in grado di esprimere una egemonia schiacciante sulla destra e sul centro (anni Settanta) e anche quando, viceversa, è stata la destra a dominare e a imporre le sue idee agli avversari (periodo berlusconiano). Il successo di Renzi, e la colonizzazione del Partito democratico, porrebbe fine a questo equilibrio. A vantaggio della destra.

Ecco perché io credo che D’Alema abbia sulle spalle, suo malgrado, una responsabilità gigantesca. Se lascerà mano libera al renzismo, non sarà solo lui a essere sconfitto. Credo che D’Alema – insieme a Cuperlo – abbia il dovere politico e morale di dare vita alla scissione nel Partito democratico. Prendendo la guida di un gruppo di dirigenti in grado di fondare una nuova formazione politica, di sinistra, socialista, libertaria, che possa contrapporsi al pensiero unico e al regime renziano. Ci vuole coraggio, tenacia, e forza morale per fare questo. D’Alema è stato sempre un geniale dirigente politico, ma spesso, in questi venti anni, ha mancato proprio lì: nel coraggio. Si è fermato un minuto prima dello scontro finale. Ha lasciato che prevalesse la mediazione, la pacificazione. Stavolta non deve farlo. Alle elezioni europee deve guidare una lista di sinistra. Se supererà il quorum e magari otterrà un risultato vicino alle due cifre, avrà sconfitto il disegno di Renzi e avrà dato alla sinistra l’occasione per rinascere. Ne guadagneranno tutti, non solo noi “orfani”. Io spero che stavolta non ci tradirà.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Piero Sansonetti, 16 dicembre 2013 - ore 14:12

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata