La lobby della Terra Santa lavora per Letta

(fin dai tempi di Ruini). Portavalori negoziabili

Mons. Fisichella e i suoi viaggi di Palazzo, il Meeting di Rimini e l’intergruppo. Breve storia di un contropotere forte

Quando, a maggio di quest’anno, Enrico Letta e Angelino Alfano hanno dovuto immaginare un luogo dove riunire per la prima volta i ministri del loro nuovo governo di grande coalizione, appena formato, non ci hanno messo molto a individuare l’abbazia di Spineto, a Sarteano, in provincia di Siena. Per loro, così come per Gaetano Quagliariello e per Maurizio Lupi, un luogo dello spirito, evocativo della loro antica amicizia, almeno quanto lo è stato per anni la Terra Santa dei pellegrinaggi patrocinati da monsignor Rino Fisichella. Era infatti all’abbazia di Spineto che appena due anni prima, quando ancora nessuno immaginava le larghe intese tra Pd e Pdl, il 6 e il 7 ottobre del 2011 Letta e Lupi avevano organizzato un seminario dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà (c’erano anche Mario Draghi e Giorgio Vittadini), remoto germoglio grancoalizionista, organismo parlamentare benedetto da Cielle e dalle gerarchie, dalla Cei di Camillo Ruini, dal Quirinale di Giorgio Napolitano, battezzato con Pier Luigi Bersani al Meeting di Rimini del 2004, e fondato dall’attuale presidente del Consiglio (Letta), dal suo vicepremier (Alfano), dal ministro delle Infrastrutture (Lupi) con la successiva partecipazione dell’attuale ministro delle Riforme (Quagliariello) e di molti parlamentari del Pd tra cui Beppe Fioroni. All’incirca gli stessi frequentatori delle messe mattutine officiate il martedì, fino al 2010, dall’allora cappellano di Montecitorio Fisichella, un gruppo di uomini politici cattolici, selezionati e annualmente invitati dallo stesso Fisichella, legatissimo al cardinale Ruini, a un pellegrinaggio nei luoghi santi, momento di sboccio di certe confidenze e indiscrezioni grandiose, primi fondamenti dell’impalcatura amichevole su cui veniva crescendo remoto (e devoto) il sentimento delle intese trasversali. “Immaginare che Ruini o la chiesa abbiano avuto un ruolo in quello che è accaduto nel Pdl, con la scissione, o nel governo di grande coalizione, è ridicolo. Per fortuna hanno cose più importanti cui pensare”, dice Quagliariello, interpellato. Ma l’intervento di Dino Boffo, ex direttore ruiniano di Avvenire, alla prima assemblea del partito di Alfano, sabato, non è passato inosservato.

L’ex direttore di Avvenire, e attuale direttore di Tv sat2000, la televisione della Cei, spiega d’essere intervenuto alla manifestazione politica di Milano in qualità di giornalista, di semplice opinionista assieme ad Antonio Polito, Luca Ricolfi e altri editorialisti. Eppure soltanto lui è stato accolto da un applauso a scena aperta dopo aver pronunciato queste appassionate parole: “La voglia di novità che rappresentate è una carta vincente. Giocarsela fino in fondo potrebbe essere una scelta che non ha alternative”. Sandro Bondi, forse il più acceso contestatore di Alfano, tra gli ex amici del Pdl, dice che “la presenza di Boffo non è stata un caso. Il nuovo centrodestra nasce in un’idea di collateralismo con certi ambienti cattolici ed ecclesiastici”. E insomma, tra gli alleati del governo di Letta e Alfano s’indovina un frusciare di sottane, un sapore di sacrestia, forse l’ultimo colpo di coda di Ruini, regista di quella formidabile stagione d’interventismo politico delle gerarchie di cui Boffo, prima del martirio e delle sublimi carognate a mezzo stampa, è stato un volto, assieme a monsignor Fisichella (che “era il capocorrente”, dice Bondi), protesi militante di una chiesa schierata con chi governa, galassia che sempre ha giocato di sponda anche con Letta zio, Gianni Letta, e sempre, in modo mai occulto ma sin troppo esplicito, ha ruotato attorno all’idea che attraverso Cielle – e il suo braccio politico formato da Lupi e Formigoni – si potesse accostare l’antico seme democristiano al rampante e mondano berlusconismo.

Certo, Bondi non è un osservatore neutrale, ma gli indizi sono troppi. Attorno al triangolo Letta-Alfano-Lupi fiorisce una letteratura più o meno fantasiosa su telefonate con Ruini, trattative e mormorii in Vaticano, vertici segreti nell’appartamento di piazza Pio XII che avrebbero rabbuiato Papa Francesco, cospirazioni intorno alla scissione del Pdl e fumisterie neodemocristiane. Repubblica – smentita – ha raccontato di almeno un incontro organizzato da Fisichella nell’appartamento del cardinal Ruini, a settembre, con il gruppo dei ministri del centrodestra, compreso Alfano. E lo racconta anche Luigi Bisignani, l’uomo che sussurrava ai potenti: “Fisichella ha lavorato sodo al dopo Berlusconi con Alfano e Lupi. Alcuni incontri riservati si sono svolti con Casini e Lorenzo Cesa in un ufficio nella disponibilità di Fisichella, il quale era molto amareggiato per non essere stato fatto cardinale da Joseph Ratzinger”.

Ma tutto nasce nel 2004 dall’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà e dai viaggi in Terra Santa, è così che Letta, Alfano e Lupi si conoscono davvero. Se in Parlamento sempre si levavano troppe voci, e aguzze, in quei viaggi in Terra Santa, e nella quiete dell’intergruppo (a un incontro, al Meeting del 2011, partecipò anche Giorgio Napolitano) tutto appariva invece fasciato d’un bavaglio di delicate sordine, e il pellegrinaggio diventava un conciliabolo d’ombre amichevoli, un accordo di sentimenti e passioni improvvisamente coincidenti, lontano dal tramestio contundente di Montecitorio, dagli strepiti e dalle risse di Palazzo. L’intenzione, in origine, era d’usare qualche modesta diplomazia. Non tutti i trionfi militari cominciano da una invasione; importava intrecciare innanzitutto qualche complicità e alleanza mondana. Nel 2009 furono loro, quelli di Gerusalemme, a convincere Tremonti a trovare i soldi per il 5 per mille caro alle associazioni cattoliche. Erano già un governo ombra, a loro insaputa o forse no.

FQ. di Salvatore Merlo   –   @SalvatoreMerlo, 3 dicembre 2013 - ore 06:59

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