Manuale di conversazione, LA CRAVATTA

Come fare bella figura in salotto senza sapere quel che si dice

 La cravatta

- Non averla mai indossata rivela un animo esuberante e insofferente ai formalismi. Nel caso, però, in cui si faccia un mestiere che non ne preveda l’uso: artista d’avanguardia, scrittore alcolizzato, giovane creativo pubblicitario eccetera, portarla sempre. Chic.

- Non averla messa neanche il giorno del proprio matrimonio è una scelta impegnativa: se prevale ideologia è triste, se prevale la coerenza è accettabile.

- Trovare molto sexy un uomo che sa fare il nodo alla cravatta in pochi secondi parlando disinvoltamente d’altro.

- La cravatta allentata fa molto giornalista che non ha tempo di curarsi di particolari estetici, essendo totalmente impegnato a predisporre l’impeachment del Presidente. Tuttavia, a meno che non si sia Robert Redford, è sconsigliata.

- Una cravatta è una forma analogica di test della personalità. Convenirne.

- Ricordare con nostalgia le cravatte vendute nelle bancarelle dei mercati che, al loro interno, nascondevano immagini di donne nude. Essersi sempre chiesto chi mai rivoltasse la cravatta per avere un brivido erotico.

- Scegliere una cravatta come regalo di Natale è causa sufficiente di divorzio per crudeltà mentale.

- Pochissimi riescono a sostenere il papillon senza passare per insopportabili narcisi. Per gli over quaranta la rimembranza di quello di Vittorio Orefice lo rende tabù.

- Qualche anno fa andavano assai di moda fra i manager aspirazionali nodi di cravatta talmente grandi da sembrare dei condoni edilizi. Deprecare.

- Le cravatte nere e strette sono permesse solo ai ventenni inglesi appartenenti alla classe proletaria con spiccate inclinazioni al ribellismo e alla musica nera.

- Dissertare sull’etimologia del nome "cravatta" facendola risalire ai croati è consentito solo in ambiti molto incolti, altrimenti evitare. Parlare, invece, della sua forma a freccia che punta verso la zona pelvica del maschio, suggerisce una certa preparazione antropologica.

- Le cravatte di Marinella, ancorché assai belle, sono ormai importabili, a causa dei troppi fighetti che le hanno inflazionate. Ormai indossare una cravatta di Marinella è come ordinare un Martini Vodka, shakerato non mescolato, senza essere James Bond: patetico. Consentite solo se hanno almeno quarant’anni.

- Conoscere almeno quattro o cinque nomi di nodi: windsor, inglese, americano, scappino ecc. Non è necessario saperli fare tutti.

- Un over quaranta può chiedersi se esistano ancora quelle cravattine da bambino con il nodo già fatto e l’elastico che gli hanno infelicitato gli anni delle elementari.

- Il fermacravatta a spillone con perla fa subito proprietario terriero spietato e sanguinario. Tollerabile solo se si possiedono svariate mandrie nel Montana.

- Lasciarle fluttuare nel vento attesta un animo creativo.

- Non portare mai cravatte regimental a meno di non appartenere davvero a qualche reggimento o club inglese. Chic. Non è necessario astenersene davvero, è sufficiente dire di farlo.

- Rifiutare fermamente di indossare cravatte con un marchio visibile. Valutare se ricordare che la marca di quelle del conte Nuvoletti era nascosta sotto il colletto della camicia.

- Averne due o trecento, ma finire per indossare sempre le solite quattro. Dolersene.

- Sostenere che certe fantasie di cravatte siano una strisciante forma di eversione e che i portatori andrebbero condannati severamente. Snob.

- Della cravatta ho una cura perfetta: è il vero canone dell’eleganza. Mi adopero per ore con costanza perché appaia annodata in tutta fretta.  (Anonimo francese, 1820 circa)

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Andrea Ballarini, 21.11.2013

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