Il Parlamento europeo non ha chiesto all'Italia
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di rivedere la Bossi-Fini
Il Parlamento europeo non ha chiesto all'Italia di "rivedere la Bossi-Fini", come invece agenzie di stampa e siti di prestigiosi quotidiani stanno scrivendo da qualche minuto nei loro titoli, con tanto di virgolettati che poi spariscono negli articoli, dove si parla invece di "riferimento implicito".
La risoluzione bipartisan approvata oggi chiede infatti agli stati membri dell’Ue di “modificare o rivedere ogni legge nazionale per assicurare che non ci siano punizioni per chi assiste i migranti in difficoltà in mare”. La risoluzione arriva all’indomani del discorso alla Camera in cui il premier italiano Enrico Letta aveva parlato di immigrazione come “un dramma da cui l’Unione europea era stata distante per troppi anni e che esige una riflessione generale sulle politiche comuni”.
In realtà al centro dell'ammonimento di Strasburgo non c'è la Bossi-Fini, legge per cui "nessuno è stato mai indagato per avere prestato soccorso", come ricordato qualche giorno fa dal Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. La giurisdizione sul tema è molto più complessa e per disbrogliarla occorre risalire al Testo Unico sull'immigrazione e ai trattati internazionali sottoscritti dall'Italia.
La Bossi-Fini ha modificato il citato Testo Unico in diversi punti, ma non al comma 2 dell'articolo 12, che espressamente recita:
"Non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato".
L'unico caso è datato 2007 quando due pescherecci soccorsero 44 migranti portandoli in salvo sull'isola di Lampedusa. I comandanti dei due pescherecci furono prima indagati dal tribunale di Agrigento ma poi assolti in appello.