"Niente raid se Assad consegna le armi chimiche,

serve una soluzione politica" dice Kerry, segretario di Stato

Il segretario di stato americano a Londra: "Ma il mondo non può non reagire di fronte ai soprusi del regime"

Il segretario di Stato, John Kerry, ha ribadito che in Siria "i rischi che si corrono a non agire sono superiori a quelli di un intervento militare". Parlando a Londra al termine di un colloquio con il collega britannico, Willim Hague, il capo della diplomazia Usa ha affermato che la fine del conflitto in Siria richiede "una soluzione politica" e non militare, ma ha insistito che il mondo non può non reagire all'uso di armi chimiche da parte del regime siriano.

"Voglio essere chiaro: gli Usa, il presidente Obama, io stesso, tutti noi siamo pienamente concordi che il conflitto in Siria richieda una soluzione politica. Non c'è una soluzione militare, non abbiamo un'illusione su questo", ha osservato Kerry. Ma occorre arrivare, ha aggiunto, al tavolo del negoziato e "non può esserci impunità all'uso di armi chimiche, perché se il mondo non reagisce, Assad continuera a usarle". Kerry ha aggiunto che la Gran Bretagna lavorerà alla celebrazione della conferenza di pace, cosiddetta Ginevra2.  Se il presidente siriano Bashar Assad consegnerà tutte le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la prossima settimana non vi sarà più l'intervento americano, ha detto ancora Kerry, aggiungendo che è molto difficile che questo succeda.

La relazione tra Usa e Gran Bretagna è "speciale" ed è "più forte di un voto in Parlamento", è una relazione che si basa su "valori condivisi e le regole con cui la società organizza le proprie relazioni": così il segretario di Stato Usa, John Kerry, al termine dell'incontro a Londra con il collega britannico, William Hague, ha commentato il voto alla Camera dei Comuni che a fine agosto ha bocciato la richiesta di intervento in Siria al fianco degli Usa presentata dal governo Cameron. "Non c'è partner migliore in questo sforzo che il Regno Unito e il nostro legame è un modello di collaborazione internazionale", ha assicurato Kerry.

"L'azione militare sarà limitata e mirata, non una guerra". E' quanto ha detto John Kerry, durante la conferenza stampa a Londra insieme a William Hague, riferendosi all'intervento che Washington intende condurre contro la Siria, sottolineando di "comprendere" le preoccupazioni di chi, negli Stati Uniti ed in altri paesi alleati, teme un nuovo impegno bellico come quello in Afghanistan e in Iraq.

Il segretario di Stato americano, che ha alle spalle una lunga carriera al Senato, ha detto che per questo l'amministrazione si sta sforzando al massimo con i briefing al Congresso, mentre lui è impegnato a parlare con gli alleati e Barack Obama domani parlerà alla nazione. "E' nostra responsabilità comunicare quello che sappiamo" ha aggiunto che dopo quello che è successo in Iraq nessuno in America vuole vedere di nuovo i giovani partire. "Ma non è di questo che stiamo parlando, non stiamo andando in guerra - ha concluso – si tratterà di una risposta limitata, mirata e di breve durata. L'obiettivo è punire l'utilizzo di armi chimiche, ma non ci prenderemo la responsabilità del conflitto civile in Siria".

"Le armi chimiche in Siria sono sotto il controllo di tre sole persone: il presidente siriano, Bashar al-Assad, suo fratello, Mahar, e un altro generale": lo ha affermato il segretario di Stato Usa, John Kerry, da Londra, al termine dell'incontro con il collega britannico, William Hague. "Le armi chimiche in Siria sono controllate in un modo molto rigoroso dal regime di Assad; Bashar al-Assad, suo fratello, Maher al-Assad, e un generale sono le tre persone che hanno il controllo dei movimenti e del loro utilizzo". "Ma comunque il regime è il regime. Ed è il regime, ad un alto livello che ha dato le istruzioni per il loro utilizzo, il che risale direttamente ad Assad". Kerry ha poi aggiunto che il regime di Damasco dispone di una grande quantità di gas che possono essere impiegati come armi chimiche.

IL CASO QUIRICO E LE PAROLE DI PICCININ - Come noto ieri è avvenuto il rilascio dell'inviato della Stampa, Domenico Quirico, tornato in Italia dopo cinque mesi di prigionia. Quirico, rapito da un gruppo di ribelli in Siria, ha vissuto questi mesi in mano ai rapitori assieme al professor Pierre Piccinin, liberato insieme al giornalista. Ed è stato proprio il professore a dichiarare che: "Non è il regime di Bashar al Assad il responsabile dell'attacco con armi chimiche del 21 agosto scorso, a seguito del quale gli Stati Uniti potrebbero intervenire militarmente in Siria". "E' un dovere morale dirlo – ha affermato l'insegnante parlando a un'emittente radiofonica – Non è il governo di  Bashar al-Assad ad aver utilizzato il sarin o altri gas alla periferia di Damasco". Piccinin ha poi ammesso quanto gli costi dire tutto ciò, perché "dal maggio del 2012 sostengo fortemente l'Esercito libero siriano nella sua giusta lotta per la democrazia".FQ. 9/9

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